PAV Torino, sei artisti per riflettere sulla crisi ambientale
"The God-Trick" al Parco Arte Vivente, curata da Marco Scotini
Torino (askanews) - Una mostra complessa, per celebrare i dieci anni del PAV Parco Arte Vivente di Torino e riportare l'attenzione sul tema del rapporto con l'ambiente che ci circonda e sulla corporeità, nostra e della natura, tra arte, società e scienza. "The God-Trick" è una collettiva curata da Marco Scotini con sei artisti internazionali, tra i quali anche Piero Gilardi.
"L'arte - ha detto Gilardi ad askanews - con la sua capacità emotiva e immaginativa stimola il reincanto per il mondo, lavora proprio sul profondo della nostra sensibilità".
Al centro del progetto, che prende spunto dalle teorie cyber femministe di Donna Haraway e dal suo tentativo di decostruire ogni pretesa di oggettivazione del reale, lavori articolati, che indagano con pratiche molto diverse la realtà dell'Antropocene, ossia l'era degli uomini, con tutte le conseguenze che la nostra presenza ha portato sul pianeta. In mostra i campi di scope di Michel Blazy oppure i video di scavo di Lara Almarcegui o ancora la "Living Library" di Bonnie Ora Sherk.
Ma anche il progetto di Nomeda e Gediminas Urbonas sulla "Folk Stone Power Plant", una centrale in grado di produrre energia partendo dai funghi, grazie ai quali si possono realizzare batterie senza grafite. "La grafite - hanno spiegato i due artisti - ha una sua qualità come materiale, ma questi funghi ne hanno anche di più e di migliore".
Un altro progetto molto interessante è quello presentato da Critical Art Ensamble, collettivo artistico attivo da oltre 25 anni, che qui a Torino propone un esperimento di "Environmental Triage", così spiegato dal curatore Marco Scotini.
"In questo caso - ha detto ai cronisti - c'è un loro laboratorio fatto su quattro campionature di acqua, compresa l'acqua del rubinetto, e siete invitati a votare per quella che ritenete, secondo il principio del triade, abbia per prima necessità di essere salvata dall'inquinamento o da altri fattori".
A chiudere il percorso espositivo l'installazione ambientale "Labirintico Antropocene" di Gilardi, ispirata al labirinto come metafora della percezione, appunto labirintica, della crisi ambientale che stiamo vivendo. Ma per l'artista non mancano prospettive di cambiamento possibile.
"Appoggiamo anche quelli che nel piccolo tentano di trasformare il mondo - ha concluso Piero Gilardi - ma poi la dimensione macroscopica del mondo globalizzato è ben più problematica. Ma si comincia anche dal piccolo".
Intanto si comincia da una mostra che, nella sua articolazione a più livelli, chiama lo spettatore a mettersi in gioco in profondità su temi complessi. Che non è poco.
A cura di Askanews