Ferrero, Lavazza e Auricchio, storie di cibo di successo

Tra i super ospiti a evento Luiss anche lo chef stellato Bottura

    Roma, (askanews) - Il comparto agro-alimentare si impone quando sa mettere insieme tradizione antica, familiare o locale e dunque cultura, oltre a fantasia imprenditoriale. E' questa la ricetta del Made in Italy per eccellenza che ha consentito di resistere alla crisi: nel 2017 la produzione alimentare italiana ha raggiunto 137 miliardi di euro, con un aumento del 2,6%; quasi 190 miliardi, se si considera l' intera filiera. Con percentuali in crescita nell'export.

    Di questo e altro si è parlato all'Università Luiss Guido Carli a Roma nell'ambito degli Appuntamenti con l'Ingegno, promossi, in collaborazione con il Comitato Leonardo, dal Rettore della Luiss Paola Severino che ha lanciato un master in Food Law.

    "Come si possono aumentare questi risultati. Intanto coltivando tutta la catena che ne deriva. Il buon cibo, la buona cucina portano turismo all'Italia e benefici alla reputazione dell'Italia. Quindi creiamo una catena virtuosa che derivi da quello.

    "Dall'altra parte proteggiamo questo bene prezioso, la qualità del nostro cibo dalle imitazioni, dalle contraffazioni".

    Il racconto delle storie di successo è stato affidato a imprenditori come Gian Domenico Auricchio, come Francesco Paolo Fulci, presidente della Ferrero, Lisa Ferrarini, Luigi Serra, presidente di Serra Industria Dolciaria e Giuseppe Lavazza la cui avventura di famiglia è iniziata 123 anni fa:

    "Il food è un prodotto che richiede un grande rispetto per quelle che sono le tecniche, i saperi, che le generazioni tramandano e che alla fine fanno la differenza nei prodotti che si vendono anche quando le aziende diventano molto grandi e si affacciano in mercati molto competitivi e lontani", ha spiegato Lavazza.

    Chi ha fatto del cibo una faccenda di cultura è Massimo Bottura, tra i più grandi chef del mondo, che ha portato le tre stelle Michelin nelle colline piacentine e che ha reso mondiale la fama dell'Osteria Francescana di Modena. Nel suo ristorante fa cucina "ma anche agricoltura, artigianato" e coltiva la biodiversità "a fianco di contadini, allevatori, pescatori e caseari".

    "il mio è sempre stato un ristorante molto piccolo, con grandi sogni. Chi avrebbe mai pensato di diventare un punto di riferimento all'Expo o convocato dal presidente Obama. Nel 2017 l'ingrediente di un cuoco deve essere la cultura. Ed è per quello che mi spendo tanto per spingere i ragazzi a studiare sempre di più perché quando hai cultura di puoi esprimere e capisci che c'è qualcosa di veramente importante e ti dà soprattutto libertà di pensiero. Abbiamo sviluppato questa forma di ristoranti che sono diventati delle vere e proprie botteghe rinascimentali dove facciamo cultura, siamo ambasciatori della cultura, facciamo formazione: ci sono migliaia di ragazzi che aspettano di venire in Francescana per potere capire cosa stiamo facendo e quindi a loro volta diventano ambasciatori dei nostri territori".

    A cura di Askanews