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UNA FOGLIATA DI LIBRI
Lampi di solida grandiosità editoriale
"Ritratti in miniatura" di Lytton Strachey, edito da Palingenia, è un esempio di come l’oggetto libro, grazie alla qualità artigianale, possa essere valorizzato, dalla carta alla stampa, passando per la legatura. La casa editrice punta infatti su un'editoria raffinata e il concepire un libro come arte
Quando ti capita di aprire un libro e hai l’impressione di percepire la fragranza di un gelato. Allora avvicini il naso alla pagina e l’impressione si conferma. Anzi la pagina addirittura sfavilla. Deve essere il formato del volumetto, ti dici. Né piccolo né grande. E il perfetto equilibrio fra righe stampate e margini bianchi. Si prova una sensazione confortevole che fa subito venir voglia di mettersi a leggere. Ma di che sto parlando? Di “Ritratti in miniatura” di Lytton Strachey (300 pp., 38 euro) pubblicato adesso, per la cura e la traduzione di Mario Fortunato, dalla giovane casa editrice veneziana Palingenia che si fa punto d’onore, come si legge nel sito, di uno “scrupoloso lavoro editoriale, con quella stessa passione che ci ha indotti a concepire anche una veste grafica particolarmente studiata e a scegliere una qualità della stampa, della carta e della legatura che rispecchi il valore dei titoli che proponiamo”. Per verificare tiro giù dalla libreria un volume qualsiasi. Lo apro e annuso. Non si levano fragranze alla crema. Lo squaderno un po’ e vedo che i fogli si incollano direttamente alla costola centrale, mentre quelli di Palingenia sembrano cuciti a mano.
Editoria per maniaci in un momento storico in cui come mai prima l’oggetto libro è andato a picco? “Al contrario” mi dice il direttore editoriale Giancarlo Maggiulli fino a due anni fa – non a caso – in Adelphi. “La scommessa non è andare a caccia di maniaci del bello e dell’antico, ma convertire il lettore all’aspetto artigianale dell’editoria che fa apprezzare di più l’oggetto che si ritrova sotto lo sguardo”. Fermo restando e centrale, non occorre dirlo, il valore dei testi, dai classici ai contemporanei, la qualità delle traduzioni, l’originalità degli intenti. Per fare un lavoro del genere ci vogliono però fondi corposi ancora più corposi di quanto richieda una normale iniziativa editoriale. E qui non manca. Accanto al gruppo di soci, una quindicina dal presidente Giorgio La Malfa alle editor Sarita Segre e Paola Basso agli altri, tutti con grande preparazione editoriale in campi specifici, c’è la generosità di un imprenditore fra i più facoltosi e appassionati d’arte, Luca Garavoglia, presidente del Gruppo Campari. Così Palingenia può permettersi alcune edizioni con testi a fronte (cosa rara in Italia per la prosa) e illustrate con estrema eleganza.
Per esempio la riproposta di Franz Kafka in ordine cronologico con il recupero delle primissime edizioni, del quale è già uscito “Contemplazione”, il suo lontano esordio fin qui presentato come “Meditazione” (Betrachtung) nella traduzione di Margherita Belardetti che sta ora lavorando a “La sentenza” (più noto come “La condanna”). E poi tralasciando tutto il resto, a partire dal prossimo anno due grandi progetti: gli sterminati racconti di Guy de Maupassant in vari volumi e la prima traduzione completa dei cinque volumi dei diari di Virginia Woolf, di cui Giovanna Granato aveva già tradotto per Bompiani i primi due, introdotti da Mario Fortunato, e che saranno ora riproposti nella preziosa veste Palingenia e portati a compimento sempre con testo a fronte. Che ci sia in simile grandiosità editoriale “un’ombra di dissennatezza” Maggiulli non lo nega. Ma che gusto c’è, se no, a fare gli editori?