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una fogliata di libri

Miroslaw Chojecki, il "ministro del contrabbando" per la libertà

Antonio Gurrado

L'eroe della stampa clandestina polacca, per diffondere i suoi testi imbastì un sistema di trasporto sottobanco tramite furgoncini dal doppio fondo o da finti barattoli di cibo che contenevano miniature, adottando gli stratagemmi utilizzati nel Settecento

Solo dopo la sua recente morte ho appreso della straordinaria esistenza di Miroslaw Chojecki, eroe della stampa clandestina polacca. La sua casa editrice indipendente – alla lettera: Niezaležna Oficyna Wydawnicza, per brevità NOWa – nacque nel 1977 su impulso di un gruppetto di studenti dell’Università cattolica di Lublino, approfittando di un temporaneo alleggerimento delle pene per chi diffondeva pubblicazioni non approvate dalla censura, in precedenza causa di immediata e prolungata detenzione. E’ verosimile che il regime comunista abbassasse la guardia confidando nei controlli capillari: ci volevano permessi per fare fotocopie e il solo acquisto di ingenti quantitativi di carta veniva tacciato di attività sediziosa. NOWa se la cavava con tre editor fissi, in grado di svolgere qualsiasi ruolo nella filiera editoriale, e un sistema di basisti che non si conoscevano fra loro, sparsi in punti diversi del territorio. Col golpe di Jaruzelski, nel 1981, la distribuzione si complicò ulteriormente. Fortuna volle che Chojecki si trovasse a Washington, quando venne imposta la legge marziale, e decidesse di continuare ad agire dall’estero, per lo più Parigi, concependo, traducendo e stampando una quantità sconcertante di libri clandestini: più o meno l’80 per cento di quelli che circolavano in tutta la nazione.

 

Per introdurre i volumi in Polonia, Chojecki imbastì un sistema di trasporto sottobanco tramite furgoncini dal doppio fondo o, addirittura, finti barattoli di cibo che contenevano miniature, tanto che Solidarnosc lo elevò a “ministro del contrabbando”. E’ notevole  che i suoi stratagemmi coincidessero con quelli adottati per diffondere testi clandestini nel Settecento, affidati a volenterosi boscaioli o coraggiose lavandaie che li celavano nelle proprie ceste, sotto cataste di legna o mucchi di panni sporchi. Come gli illuministi, anche i dissidenti polacchi fecero leva sulla complicità di camionisti e facchini; forse quest’alleanza contro il regime fra eruditi e incolti, fra editori e analfabeti, ha sparso il seme della libertà prima ancora della circolazione delle stesse idee contenute nei libri da spacciare. Finché dura l’oscurantismo, dura anche l’illuminismo.

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