Una Fogliata di libri
L'abete e la betulla
La recensione del libro di Francesco Vidotto edito da Bompiani, 112 pp., 15,90 euro
E se l’insegnamento più semplice e profondo sull’amore ci venisse suggerito dagli alberi? E’ a loro che Francesco Vidotto tende l’ascolto nel suo ultimo libro, "L’abete e la betulla". “Questo sottilissimo libro non è un romanzo e non è una poesia. E’ invece una storia che vorrebbe raccontare l’amore così come, nel mio piccolo, riesco a intuirlo. Per farlo mi sono affidato agli alberi. Loro, infatti, da sempre e nel silenzio, danno senza chiedere: calore, legname, ombra, riparo, cibo e, infine, anche l’aria. Ed ecco, l’amore!”, scrive l’autore. La vita degli alberi è un viaggio verso il cielo che parte da sotto terra, dove le radici sono connesse e si intrecciano.
L’autore affida il racconto all’abete, forte, saldo, il più antico del bosco sulle montagne del Cadore, che conserva nei suoi aghi una memoria eterna e che racconta della montagna, degli uomini, delle stagioni. Un giorno, il vento trascina accanto a lui un piccolo seme destinato a un viaggio lunghissimo da cui in primavera nasce betulla, che però non ha abbastanza luce per sopravvivere. Abete si sostituisce così al sole, perché nella foresta non si lascia indietro nessuno e se un albero non riesce a raggiungere la luce, viene nutrito dagli altri alberi dal basso, attraverso le radici. Abete intreccia le sue radici con quelle del piccolo germoglio straniero in un destino unico: “Io mi lasciai abbracciare e gli donai nuova forza e vigore e lui, in cambio, scelse di accettare. Perché l’aiuto, alle volte, non basta offrirlo; deve anche essere accolto”. Da questa unione, abete inizia a riflettere sul concetto di memoria, casa, diversità, famiglia. In poche parole: dell’amore in tutte le sue sfumature. Un amore che richiede un tempo lento, fatto di pazienza: “Noi alberi, se c’è una cosa che sappiamo fare, è aspettare. Viviamo un tempo fatto di pazienza, dove le giornate sono istanti e gli anni minuti. Tutto sembrava immobile in questa eterna lentezza, e invece tutto cresceva”. Vidotto affida con delicatezza alle piante frammenti poetici di un discorso sentimentale. Leggendolo, ritroviamo in queste righe le nostre mancanze e quello che, come umanità, spesso dimentichiamo: dietro il rumore di un albero che cade, c’è il silenzio, potentissimo, di una foresta che cresce e si sostiene, nonostante tutto. Il suo racconto è un inno all’essenzialità dell’amore che resta e resiste, anche nelle difficoltà, perché l’amore avrà sempre la forza di rinnovarsi: “può solo rifiorire e mai morire”.
Francesco Vidotto
L’abete e la betulla
Bompiani, 112 pp., 15,90 euro
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