una fogliata di libri

Il mondo che verrà

Giacomo Giossi

La recensione del libro di Lorenzo Benadusi edito da Laterza, 356 pp., 24 euro

L’Italia da non pochi anni vive in uno stato di profonda depressione che s’intreccia con una paura e un’angoscia per il futuro e per le sue possibili conseguenze. Una depressione figlia anche di quell’ubriacatura improvvisa che fu il miracolo economico che portò il paese rapidamente dentro una modernità fatta di ricchezza diffusa e capitalismo liberale. Una bolla il cui lento sgonfiarsi a partire dalla metà degli anni Settanta ha lasciato gli italiani come smarriti e spaventati, e forse anche per questo più strettamente legati  più ai propri vizi che alle proprie virtù. Un popolo bloccato in uno stato di rendita che garantisca lo status quo e la sicurezza sociale prima di ogni possibile arricchimento e redistribuzione. Lo storico Lorenzo Benadusi offre uno sguardo nuovo su quelle che sono le radici di un disagio e di una paura oggi così tanto diffusi e lo fa con un saggio brillante, "Il mondo che verrà. Gli italiani e il futuro 1851-1945" (Laterza). Dagli albori del positivismo fino all’avvento del fascismo, che si pose esso stesso come elemento di modernizzazione salvo poi confondere la realtà con la messa in scena fino alla terribile scelta di un avventato ingresso in guerra che avrebbe per sempre segnato l’idea di futuro che pur nella violenza dialettica e dichiarata dei futuristi sembrava offrire un ampio spettro di cambiamento e anche di felicità. L’avvento della macchina e della sua civiltà, a partire dalle ferrovie per giungere alle automobili saranno il segno più evidente di una mutazione profonda che porterà la società italiana al passaggio dall’essere agricola a industriale. Quasi mai poeti e letterati sembrano capaci di cogliere il progresso tecnologico, tuttavia riescono a sintonizzarsi sull’emozione che rappresenta un tempo invisibile se non nei suoi segni presenti. Il mondo che verrà appare così come il mondo che è, quello presente e a tratti così difficile da rivelare nel suo movimento giorno dopo giorno. Un’ansia che si palesa sempre con il cambio di secolo: avvenne dall’Ottocento al Novecento e forse ancora di più è avvenuto negli anni Zero. Un contesto che oggi l’Italia vive con ancora maggior fatica e affanno perché, pur vivendo un benessere diffuso, ha perso oggi quasi ogni struttura in grado di determinare nella contemporaneità il cambiamento che sia prettamente legato alla ricerca scientifica o alla produzione industriale. Una perdita di sentimento futuro che si riverbera in una confusione e perdita di presa del presente. Mentre Musk progetta viaggi su Marte, il futuro si trasforma in una paura che offre solo lo sterile rifugio in un passato sempre più artefatto, ritrovare il futuro diviene così fondamentale per ritrovare se stessi.

    

Lorenzo Benadusi
Il mondo che verrà
Laterza, 356 pp., 24 euro

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