una fogliata di libri
Delio Cantimori e la Svizzera. Filoelvetismo e spirito europeo
La recensione del libro di Nicola D’Elia edito da Edizioni di Storia e Letteratura xx-248 pp., 38 euro
Nicola D’Elia aggiunge un tassello importante alla già vasta bibliografia su uno degli storici italiani più inquieti e controversi del Novecento. Muovendo da un ricco apparato di fonti inedite, D’Elia ricostruisce un aspetto rimasto ai margini delle biografie cantimoriane: il lungo e fecondo rapporto dello studioso romagnolo con la Svizzera e, in particolare, con il mondo accademico di Basilea e di Ginevra. Il libro segue il filo di un dialogo intellettuale che si sviluppa nell’arco di oltre trent’anni, dal primo soggiorno basileese del 1931-32 fino ai dottorati honoris causa conferiti dalle due università svizzere all’inizio degli anni Sessanta. Tra queste due date si snoda una relazione intensa, fatta di scambi epistolari, collaborazioni editoriali e riconoscimenti reciproci, che D’Elia restituisce con precisione filologica e sensibilità interpretativa. Protagonista di questo dialogo è Werner Kaegi, storico e biografo di Jacob Burckhardt, con il quale Cantimori intrattenne una corrispondenza trentennale. E’ attraverso Kaegi che lo studioso italiano entra nella cultura svizzera e, più in generale, nel dibattito europeo sul mestiere dello storico. L’edizione tedesca degli Eretici italiani (Basilea, 1949), curata da Kaegi, fu il risultato più visibile di questa amicizia: un’impresa che consacrò la fortuna internazionale del libro e segnò l’ingresso di Cantimori nella storiografia mitteleuropea. La Svizzera di Cantimori, osserva D’Elia, non è un luogo neutro ma uno spazio di mediazione: il terreno in cui uno storico cresciuto tra il mazzinianesimo paterno, il fascismo e il comunismo poteva ancora misurarsi con l’idea di una libertà di ricerca fondata sull’indipendenza e sull’imparzialità dello studioso, lontana tanto dalle ideologie quanto dal relativismo. In questo contesto l’autore parla, con finezza, di un filoelvetismo non sentimentale ma etico, fondato sull’ammirazione per una cultura civile capace di conciliare libertà individuale e responsabilità collettiva. L’ampiezza della documentazione non appesantisce la narrazione, che resta sorvegliata e leggibile. D’Elia fonde l’analisi biografica con una riflessione più ampia sulla circolazione europea delle idee, mostrando come la “lezione svizzera” di Cantimori non fu un episodio marginale ma una componente strutturale della sua identità di storico. In tempi in cui la parola “Europa” tende a ridursi a categoria amministrativa, il libro di D’Elia restituisce l’immagine di un intellettuale per cui l’Europa fu, invece, un orizzonte di pensiero. E Basilea, più che una meta di studio, il luogo in cui imparare a pensare da uomo libero.
Nicola D’Elia
Delio Cantimori e la Svizzera. Filoelvetismo e spirito europeo
Edizioni di Storia e Letteratura xx-248 pp., 38 euro
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