Il Bibliotecario – Giuseppe Arcimboldo, 1566
UNA FOGLIATA DI LIBRI - OVERBOOKING
Ma allora perché si legge?
L'iniziativa dell'AIE per smuovere gli italiani dal sostanziale analfabetismo costruendo biblioteche su tutto i territorio nazionale non ha prodotto gli effetti sperati: bisognerà dunque ricorrere a estremi rimedi e proibirli, così si troverà realizzazione nel dire "io leggo per infrangere la legge"
Ma allora perché si legge? E’ indicativo che la più rilevante iniziativa di disseminazione della lettura in Italia si chiami #ioleggoperché, con l’hashtag che andava di moda nel 2015, e lasci in sospeso la frase, come non trovando risposta. Ancora più significativo è che dieci anni di questa benemerita iniziativa dell’AIE – con scuole, librai ed editori – non siano riusciti a smuovere gli italiani dal sostanziale analfabetismo, pur avendo contribuito ad accrescere e talora a fondare delle biblioteche su tutto il territorio nazionale: i recenti dati della stessa AIE su acquisto e usufrutto dei libri sono troppo sconfortanti perché li riporti. Ernesto Galli della Loggia li ha commentati ipotizzando che librerie e biblioteche non bastino più, e che sarebbe utile collocare libri gratuiti in contesti estranei, invitando i passanti a portarseli a casa e a restituirli (o scambiarli) una volta finiti. L’idea di far leggere gli italiani a tradimento non è affatto male, ma presuppone che leggeranno perché qualcuno ha messo loro un libro in mano; certo è un inizio, ma non dà loro una direzione. Privilegiando allo stesso modo le cause rispetto agli effetti, Emma Brockes si è lanciata in un’intemerata difesa delle celebrità che patrocinano la lettura – Reese Witherspoon o Sarah Jessica Parker – e contro l’atteggiamento snob di chi la ritiene una propaganda futile per un argomento serioso qual è la cultura.
Sugli obiettivi si è concentrato invece Stefano Mauri in occasione di BookCity, argomentando che sia bene leggere per sviluppare una personalità più empatica e sfaccettata; è incontestabile, ma rasenta la controindicazione di far rigettare i libri al pubblico come se fossero medicine amare. Gli italiani, si sa, hanno una personalità oppositiva e scissa, che annuisce in pubblico e se ne frega di nascosto – e, purtroppo, la lettura è un atto intimo. Anziché facilitare l’accesso ai libri, bisognerà ricorrere a estremi rimedi e proibirli, rendendoli più inaccessibili dei siti porno senza Spid. Allora magari qualcosa si smuoverà e gli italiani troveranno realizzazione nel dichiarare: io leggo perché non si può, io leggo perché non si fa, io leggo per infrangere la legge.