una fogliata di libri

La guerra contro il passato

Carlo Marsonet

La recensione del libro di Frank Furedi, Fazi, 420 pp., 20 euro

“La negazione del passato, in apparenza ottimistica e progressista, rivela – a un esame più approfondito – la disperazione di una società incapace di affrontare il futuro”. E’ quanto scrisse lo storico americano Christopher Lasch nell’introduzione de La cultura del narcisismo (1979). Anche se non viene menzionato nel testo, La guerra contro il passato di Frank Furedi ne riprende, ne aggiorna e ne esacerba, se possibile, i moniti. Lasch aveva visto, quasi mezzo secolo fa, quanto stava già accadendo al passato, alla storia, al tema della tradizione e alla sua influenza sul presente. Il sociologo di origini ungheresi prosegue l’analisi mostrando quanto il processo al passato e alla storia iniziato decenni fa sia andato avanti e abbia portato il mondo occidentale a una guerra dichiarata contro se stesso, le sue radici, la sua cultura (plurale). 

  
I responsabili sono molti, e Furedi stesso non punta il dito esclusivamente contro questo o quell’attore. Certo è che il risultato – evidente a chiunque non sia coperto da paraocchi ideologici – allarma e non poco. Il motivo principale, sebbene non sia l’unico, è che il tempo vive attraverso la conversazione tra passato, presente e futuro: distruggendo, invece, ciò su cui si è seduti non solo il presente ne risulta indebolito e, forse anche più, smarrito, ma risulta del tutto inconcepibile “coltivare un senso di speranza per il futuro”. Il presentismo imperante, che Lasch aveva già ben chiaro in mente – non solo lui, ovviamente: pensiamo anche a quanto scrissero, più o meno nello stesso momento, Allan Bloom e anche Alasdair MacIntyre – impedisce di vedere la realtà dei fatti: e cioè che negando l’autorità (critica) del passato non si è più in grado di costruire la società che verrà. Uno dei dati forse più paradossali è che la tossicità dell’“ideologia dell’anno zero”, come la chiama Furedi, ha origini illuministiche. Fino a un certo punto, in realtà: è ben noto che persino un proto-totalitario come Jean-Jacques Rousseau venga spesso idealizzato come emblema della mentalità illuministica e paladino della libertà (!). 

La liberazione da vincoli e obblighi giudicati oppressivi e colpevoli delle peggiori nefandezze, come appunto la storia e la cultura occidentale, non porta però alla creazione di un uomo nuovo e migliore. Al contrario, genera nuove forme di schiavitù mentali e psicologiche. Non è un caso che Lasch, rifacendosi a Simone Weil, affermasse quanto segue: “Lo sradicamento sradica tutto salvo il bisogno di radici”.
    

La guerra contro il passato
Frank Furedi
Fazi, 420 pp., 20 euro

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