
Il tedesco è la lingua in cui taccio di preferenza
La recensione del libro di Jules Renard, Henry Beyle, 96 pp., 25 euro
Salta giù dal letto di primo mattino e si mette in cammino solo quando ha lo spirito netto, il cuore puro, il corpo leggero come un abito estivo”. A qualcuno il nome di Jules Renard evoca quel Pel di carota che ci fu servito nelle nostre iniziazioni scolastiche come un balsamo a tratti sconveniente di crudeltà mista a pietà e financo diseducativo, apparentemente. Chi scrive vive, invece, nell’infatuazione mai sopita delle sue Storie naturali musicate poi anche da Maurice Ravel. L’incipit citato prima era dal primo racconto-guida, il Cacciatore di immagini, vero identikit di un flâneur campagnolo con un suo bestiario che fa pendant con quello tozziano formando la minibibliografia di chi può amare la natura vedendola e intuendola in una sentenza breve eppure fulminante e senza bozzettismi. Qui l’editore Henry Beyle (quello delle preziose stampe cucite e stampate: queste su carta arjowiggins conqueror con sovraccopertina su carta bugra hahnemühle e carte giapponesi leathac e shin danshi) salva nella sua Piccola Biblioteca degli Oggetti Letterari una nutrita antologia di aforismi dell’autore francese sotto il titolo Il tedesco è la lingua in cui taccio di preferenza. La raccolta, curata da Edgardo Franzosini, conferma il talento della rapidità di scrittura di Renard. Oltre all’aforisma che dà il titolo alla raccolta si evidenziano alcuni fulminei lampi come: “La prudenza è solo una qualità, non bisogna farne una virtù” (progressivo e pure eversivo). O: “Quando beve con una coppia è sempre lui a pagare, per aver l’aria di essere l’amante” (cinematografico e minimalista). O ancora: “Vorrei essere uno di quei grandi uomini che avevano poche cose da dire, e le hanno dette con poche parole” (autobiografico, diremmo a questo punto). La visione di Renard è sempre lucida e spiazzante. Ama la neve grazie ai corvi, s’immedesima in un merlo che osserva i vendemmiatori tranquilli davanti allo spaventapasseri ma capisce altresì che la felicità trionfa nel confronto con gli altri. La vita, infelicitata peraltro dal doppio suicidio dei genitori, non fu particolarmente lunga per Renard che si mantenne sempre ai bordi della vita culturale parigina apprezzando solo quei rari scrittori fedeli a se stessi fino alla ripetizione ossessiva. Un aforisma della raccolta chiosa onesto “Se l’ispirazione esiste, non aspettarla mai; e se viene, cacciala come un cane”: un comandamento ottimo per una t-shirt ma pure pericolosamente seducente per scrittori à la page.
Il tedesco è la lingua in cui taccio di preferenza
Jules Renard
Henry Beyle, 96 pp., 25 euro

Una fogliata di libri
Quella porta spalancata sul buio. Lettera da un infernot


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