Una fogliata di libri

Acqua sporca

Federica Bassignana

La recensione del libro di Nadeesha Uyangoda edito da Einaudi, 288 pp., 18,50 euro

"Dopo tanto vagare “uno si stanca e cerca di mettere radici, di farsi terra e paese, perché la sua carne valga e duri qualcosa di più che un comune giro di stagione”, scriveva Cesare Pavese. E’ questa la stanchezza fisica ed emotiva della protagonista di "Acqua sporca", romanzo d’esordio di Nadeesha Uyangoda, che diventa un moto dell’animo che percorre le pagine del libro, come un sentimento silenzioso che si insinua tra le righe, senza allentarsi mai. L’autrice racconta la storia di Neela, che lascia lo Sri Lanka – che in sanscrito significa “isola bella” – e vive da trent’anni in Italia, inseguendo il barlume del sogno europeo che con il tempo si rivela un demone che conduce lentamente allo smarrimento. 

 

Il romanzo inizia con la sua presa di consapevolezza di voler tornare verso quelle radici che, forse, alla fine non ha mai avuto davvero: “Neela in Italia aveva un lavoro, una figlia, una casa – in quest’ordine, ma senza che nessuna delle tre cose le appartenesse davvero. A Neela non era mai piaciuto possedere qualcosa qui, le dava la sensazione che anche lei facesse parte di questo luogo: intratteneva con la geografia una relazione di mutuo debito”. E se è vero che, come ricorda l’autrice nell’esergo del libro citando Pavese, “un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via”, un paese ci vuole anche, e soprattutto, quando il desiderio di tornare inizia a sussurrare all’orecchio. Attorno a lei, si delineano anche le storie delle altre donne della sua famiglia: sua figlia Ayesha, portata in Italia quando aveva sei anni, e che cerca un suo posto nel mondo tra sogni, frustrazione ed eccessi; le sue sorelle, Himali e Pavitra, rimaste in Sri Lanka, che fanno i conti con la sopravvivenza, ognuna a modo proprio; e sua nipote, Hirunika, che vorrebbe andarsene dal suo paese. Uyangoda traccia una toccante saga familiare al femminile, che si ramifica tra Milano e Colombo, mettendo a confronto due culture che si intrecciano tra ambizioni infrante, rapporti di classe, spiriti e miti ancestrali. L’autrice riporta così alla luce con estrema delicatezza e profondità temi urgenti come la migrazione, l’integrazione, il disagio mentale, il confronto generazionale. Una riflessione rimane sospesa: ogni altrove ha in sé possibilità e condanna. Ogni ritorno, anche. Ed è l’identità sradicata e frammentata a pagarne sempre il prezzo: “A romanticizzare la memoria dei luoghi è sempre chi emigra, chi resta fa i conti con i ruderi di quelle fantasie”.

     

Nadeesha Uyangoda
Acqua sporca
Einaudi, 288 pp., 18,50 euro

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