
Una fogliata di libri
Londra
La recensione del libro di Louis-Ferdinand Céline edito da Adelphi, 504 pp., 25 euro
Come Henry James, Céline stava seduto nei bar e nei caffè ad ascoltare le conversazioni, per poi riportarle nei romanzi. A differenza di Henry James, che secondo vari biografi è morto vergine, Louis-Ferdinand Céline ha usato ampiamente le sue numerose esperienze carnali fondendole con la sua prosa tormentata, provocatoria e scurrile. Londra non è da meno, anzi, qui molto gira intorno a un bordello londinese del quartiere di Soho, alla Leicester Pension, dove il protagonista, il disertore Ferdinand, è pappa e ciccia con i magnaccia e con le cocotte, tra pianisti erotomani, militari e giocolieri e anarchici russi sbronzi e medici ebrei, orecchi mezzi strappati, “stravizi”, “pollastrelle”, fiammiferaie con la mano ruvida che nei giardini di Buckingham per due scellini “smanicchiano a casaccio” e personaggi che si chiamano Stocazzo. Più che pornografico è un mondo pieno di violenza, ma anche pieno di humor. Quello inglese di Céline è un universo dove “i personaggi parlano troppo, o parlano a sproposito, o fanno il contrario di quello che dicono, mossi da chissà quale impulso distruttivo”, scrive Régis Tettamanzi nella premessa. Il protagonista e narratore Ferdinand, tra risse e sesso, vaga per una Londra fumosa, tra le bettole dei dock, dall’East end fino al più chic Hyde park, passando per Piccadilly. “Di notte non ho remore”, dice a un certo punto, tornando dalla sua amata dopo essersi divertito dietro i cespugli. “La capitale britannica è uno dei personaggi principali del romanzo, ma è descritta con tocchi impressionistici”, rispetto a quella di un’altra opera di Céline, Guignol’s band, che ha certi paralleli con Londra, continua Tettamanzi, che ha curato l’edizione Gallimard, qui tradotta per Adelphi da Ottavio Fatica.
“Come vedete a Londra cominciavo a interessarmi ad altro che alle mie infermità personali e ai miei ronzii e alle mie ferite. Buon segno, mi avvio a diventare interessante”, scrive il narratore, dialogando direttamente con il lettore. Sapevamo che Céline voleva scrivere delle sue esperienze londinesi vissute nel 1915 e nel 1916, e questo testo finora inedito, ritrovato per caso solo qualche anno fa tra le carte di un ex critico teatrale di Libération, ce lo conferma. Londra è uno di questi manoscritti che si credevano perduti, o di cui si aveva solo una qualche idea, e che dopo la morte di Céline nel ’61 erano stati trafugati da casa sua, insieme ad altri come Guerra, uscito sempre per Adelphi due anni fa. Probabilmente Londra, con ancora errori e anacronismi e cambi di nome, è stato buttato giù tra il ’30 e il ’34, conservato poi in cartellette di cartone con l’intestazione dei Servizi municipali d’igiene sociale della città di Clichy. I céliniani si strofinano le mani davanti a queste 500 pagine, il più voluminoso di questi tesori ritrovati.
Louis-Ferdinand Céline
Londra
Adelphi, 504 pp., 25 euro