
Una fogliata di libri
La filosofia politica di Arendt
La recensione del libro a cura di Giulio M. Chiodi e Vincenzo Sorrentino edito da Franco Angeli, 170 pp., 24 euro
Nata ad Hannover nel 1906 e morta a New York nel 1975, Hannah Arendt è stata una filosofa difficilmente inquadrabile entro una precisa corrente di pensiero. Allieva di Edmund Husserl e di Martin Heidegger, al quale fu anche legata sentimentalmente, scrisse la tesi di dottorato sul concetto di amore in sant’Agostino sotto la guida di Karl Jaspers. Educata in famiglia all’ebraismo, Arendt fu uno spirito libero e, pur non mettendo mai in discussione la sua appartenenza alla religione ebraica, manifestò sempre una grande autonomia di pensiero che si rifletté appieno nei suoi scritti filosofici e politici. Celebre è rimasta, a questo proposito, la posizione da lei assunta in occasione del processo al gerarca nazista Adolf Eichmann, che ella definì come un’espressione della banalità del male, attirandosi forti critiche dai suoi stessi correligionari, che considerarono il giudizio di Arendt troppo moderato, quasi una sorta di assoluzione nei confronti di chi aveva mandato migliaia di persone a morire nelle camere a gas. Arendt ebbe la consacrazione come pensatrice politica quando nel 1951 pubblicò l’opera Le origini del totalitarismo, che riscosse un grande successo in tutto il mondo e che, all’indomani del crollo dei regimi comunisti, mostrò la lungimiranza dell’autrice. Nella filosofia politica arendtiana confluiscono elementi di varia natura, come dimostra con chiarezza questo libro in cui sono raccolti undici interventi di altrettanti autori (Luca Alici, Marco Cangiotti, Gabriella Cotta, Nico De Federicis, Simona Forti, Olivia Guaraldo, Barbara Henry, Romina Perni, Ilaria Possenti, Vincenzo Sorrentino, Angela Taraborrelli) che spaziano in diversi campi e ricostruiscono il variegato mosaico del pensiero politico di Arendt. Fra gli argomenti trattati nei vari interventi meritano una particolare attenzione: il male, il giudizio politico, la libertà, la cultura, la rivoluzione, l’eguaglianza, la compassione e altri ancora. Nel 1954 la filosofa tenne un corso presso la statunitense Notre Dame University, nella cui terza parte, dedicata al messaggio socratico, si legge: “L’abisso tra filosofia e politica si apre storicamente con il processo e la condanna di Socrate che nella storia del pensiero politico rappresenta un punto di svolta analogo a quello rappresentato dal processo e dalla condanna di Gesù nella storia della religione. La nostra tradizione di pensiero politico ha inizio quando, con la morte di Socrate, Platone perde ogni speranza nella vita della polis”.
Giulio M. Chiodi e Vincenzo Sorrentino (a cura di)
La filosofia politica di Arendt
Franco Angeli, 170 pp., 24 euro