Una fogliata di libri

Gli antropologi

Gaia Montanaro

La recensione del libro di Aysşegül Savas edito da Feltrinelli, 176 pp., 18 euro

"Il nostro più grande desiderio, quello che davvero vorremmo in città, è trovare persone con cui abbandonare le regole che abbiamo stabilito noi stessi, persone che possano diventare la nostra famiglia”. Asya e Manu si conoscono durante l’università; entrambi stranieri – provenienti da paesi diversi tra loro – si trasferiscono a vivere in una grande città. Luogo terzo, neutro, dove costruire una vita insieme partendo da zero. I due diventano fin da subito l’uno patria per l’altro, pur non conoscendo le proprie lingue d’origine. Il bene che li lega fa da compensazione al fatto di non avere un linguaggio comune se non in una terra di mezzo, emotiva e concreta, in cui si incontrano e a cui cercano di appartenere. Manu lavora in una ong mentre Asya ha ottenuto dei fondi dall’università per realizzare un documentario: mappare la vita quotidiana – prima di tutto osservando la sua relazione con Manu ma più in generale le persone che frequentano un parco pubblico vicino a casa – secondo categorie antropologiche. “La vita quotidiana è una cosa difficile da raccontare”, dice la nonna di Asya al telefono alla ragazza. La vita della coppia è infatti costellata dalle telefonate dei parenti lontani: la nonna e la madre di Asya, che le inviano semi per piantare fiori ed erbe aromatiche piuttosto che il fratello di Manu e i nipoti. Anche loro tracciano un’antropologia ma più distante, di vite che vanno avanti procedendo per ritmi propri e in qualche modo sempre più lontani. Asya e Manu cercano di allontanare costantemente quel senso di precarietà e di estraneità magnificando le  relazioni che intessono nella loro città: soprattutto con Lena, l’unica ragazza autoctona che frequentano, e con Ravi – il loro più caro amico – poiché “c’era qualcosa in lui che riconoscevamo in noi: il miscuglio di apertura e sospetto, il desiderio di stabilire delle regole secondo cui vivere, e solo una vaga idea di quali potessero essere”. La ricerca di una casa da comprare diventa per la coppia l’occasione per riflettere sulla propria condizione, sul significato di mettere radici, sull’importanza di appartenere a una comunità. Di sentirsi in fondo sempre in bilico tra l’appartenere e il non appartenere. Espatriati che cercano e creano nuovi rituali, un linguaggio comune. Che espandono la propria identità per farne nascere una terza che possa essere abitata in modo naturale e confortevole. Attraverso una trama esile e minuta, la vita quotidiana di Asya e Manu diventa paradigma delle esistenze di quanti vivono lontani ricercando una casa altrove. “Avevamo accettato l’idea che saremmo rimasti stranieri per tutta la vita”.

   

Aysşegül Savas
Gli antropologi
Feltrinelli, 176 pp., 18 euro

Di più su questi argomenti: