Una Fogliata di libri

Sbalzi d'umore

Giulio Silvano 

La recensione del libro di Frankie Barnet edito da Mercurio, 328 pp., 22 euro 

Gli animali non sono più nostri amici. Nell’èra in cui la gente tratta il proprio carlino come un figlio, di colpo, da un giorno all’altro, i ratti invadono le strade, le vespe colpiscono i bambini, i conigli nani domestici cavano gli occhi alle loro padrone, i parrocchetti squarciano le guance ai ragazzini, i cani staccano a morsi le dita dei piedi delle persone. Se "Sbalzi d’umore" fosse un libro, o una serie, degli anni Ottanta, con vibe à la Stephen King, i protagonisti uscirebbero con racchette da tennis, fucili soft-air o mazze da baseball per ammazzare gli aggressori che li tengono sotto assedio, facendosi cappelli con le pelli di Maine Coon. E invece, siccome Frankie Barnet è una millennial, e i suoi personaggi hanno tutte le caratteristiche dei millennial e dei Gen Z che prendono in giro The Office e leggono Sally Rooney e scrivono su Instagram poesie con assorbenti interni inzuppati di birra e suonano il sintetizzatore e pensano costantemente al global warming, l’assedio si trasforma in un’attesa esistenziale. Anzi, capiscono la rabbia degli animali, e quasi, se potessero, andrebbero dalla loro parte, facendosi crescere la coda e comportandosi come scoiattoli impazziti. E infatti, poi, a uccidere tutti, ma proprio tutti, gli animali, ci pensa un miliardario californiano che finanzia la costruzione di un segnale acustico che stermina ogni non-umano, dai topi ai volatili. Questo è solo l’inizio del mondo alternativo della canadese Barnet, che è un brillante modo per creare uno scenario in cui l’ansia della fine del mondo viene analizzata in modo ben diverso da quella che potevano avere i boomer della prima èra atomica. Il mondo che Barnet crea è un universo, quello del “postfauna”, in cui gli under quaranta si sono ormai abituati all’apocalisse da sempre promessa, anche se continuano a vedere i fantasmi di gatti e piccioni. Il costante humor di Sbalzi d’umore, per il New Yorker, ha “un’aria passivo-aggressiva”, ma ha soprattutto una dimensione politica, quella da meme anticapitalista, che mescola Charli xcx con Marx e con l’ascendente di Hunter Biden. Politico e personale – la vita della protagonista, Jenlena, quella che scrive poesie con gli assorbenti pieni di birra – si mescolano continuamente in un mulinello di citazioni, email, dettagli degli appuntamenti romantici e addirittura disegnini di animali, tutto con un ottimo ritmo. Anche il modo in cui leggiamo la morte degli animali del mondo, che poi scatenerà nella trama e nella vita di Jenlena sviluppi da miniserie Netflix con tentativi di macchine del tempo e aborti e sette e scene di sesso, è politico, così come il fatto che la risoluzione dei problemi venga data in mano ai megamiliardari con deliri messianici, il che fa sembrare tutto estremamente realizzabile. Traduzione di A. Castellazzi.

  

Frankie Barnet
Sbalzi d’umore
Mercurio, 328 pp., 22 euro 

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