
Una fogliata di libri
Tra animali e piante
La recensione del libro di Andrej Platonov edito da Einaudi, 447 pp., 25 euro
Conosciuto perlopiù per i romanzi Cevengur e Mosca felice, Andrej Platonov ha vissuto per tutta la sua esistenza di uomo e di scrittore in uno stato di perenne difficoltà, sia economica che psicologica. I racconti qui raccolti e tradotti da Ornella Discacciati, (“Džan”, “Tra animali e piante”, “Takyr”, “Il fiume Potudan’”, “Temporale di luglio” e “La mucca”), ci consentono di entrare in contatto con uno scrittore in grado di restituirci con una notevole ampiezza di gamma espressiva la vita nell’Unione sovietica degli anni Trenta.
In “A buon pro”, sottotitolo “Cronaca di contadini poveri”, pubblicato nel 1931, Platonov racconta la vita in un kolchoz, una fattoria collettivizzata, dove non si riesce a mettere in funzione un sole elettrico, simbolo della marcia verso l’avvenire. Si affastellano uno sull’altro tutti i luoghi comuni della propaganda, la lotta contro i kulaki (i contadini arricchiti), l’irrefrenabile spinta modernizzatrice fatta di treni, trattori.
“I trattori sono bollenti, la vita è fredda”, dice a un certo punto uno dei personaggi, parafrasando un celebre motto. Nonostante questa dimensione realistica che rende assolutamente fedele il racconto di Platonov, c’è una vena satirica che ribolle, una spinta demistificante che fa venire a galla tutte quelle insensatezze portatrici di dolore e di milioni di morti.
Il racconto arriva sulla scrivania di Stalin, il quale non solo lo legge, ma sottolinea e annota vari passaggi, corredandoli da commenti come “Stronzo”, “Cronaca di kulak”, “Mascalzone”, “Buffone”, “Spirito di patata!”, “Farabutto” e così via. Ma la questione non è finita, Stalin convoca i responsabili della rivista dove è uscito il racconto, assieme ai membri del Politburo, e gli ordina di scrivere un articolo in cui “smascherarne” il contenuto antisovietico.
Per Platonov i tempi si fanno ancora più difficili. Sommerso di attacchi dagli zelanti servitori del regime, si trova oramai isolato e in grandissime difficoltà economiche. Scrive a Stalin, quindi a Gorkij, nume tutelare della letteratura sovietica di quegli anni, non ottenendo risposta.
Qualche tempo dopo, rispondendo all’enorme clamore suscitato dal suo caso commenta “Non mi importa cosa diranno gli altri. Ho scritto questo racconto per una persona (per il compagno Stalin), lui il racconto l’ha letto e sostanzialmente mi ha risposto. Tutto il resto non mi interessa”.
Ostracizzato da tutti, riesce a sopravvivere lavorando come ingegnere progettista, continuando sempre a lavorare a quelle che oggi appaiono tra le opere più lucide della sua epoca.
Andrej Platonov
Tra animali e piante
Einaudi, 447 pp., 25 euro

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