Una fogliata di libri

Noi... la cité

Riccardo Bravi

La recensione del libro di Joseph Ponthus, Rachid Ben Bella e Sylvain Érambert edito da Portatori d’Acqua, 224 pp., 18 euro

Dopo aver esordito con À la ligne (Alla linea, Bompiani, 2022), Joseph Ponthus, educatore e scrittore di racconti “di strada”, raccoglie in questo libro le voci di quattro banlieusard della periferia parigina alle prese con l’originale narrazione delle loro vite quotidiane. Il libro, strutturato sotto forma di diario, esce in Francia nel 2012, quando ancora i ricordi delle rivolte avvenute alcuni anni prima (2005) in tutto il paese non sembrano essere stati dimenticati. La missione dei quattro giovani è quella di raccontare  la vita quotidiana della cité, senza passare attraverso il filtro del giornalismo d’inchiesta e dunque della “commercializzazione” delle loro esperienze, apostrofate spesso con l’appellativo di “ribelli”. Per mezzo di alcuni atelier di scrittura, Ponthus solleciterà le penne di questi ragazzi, spingendoli oltre il mero racconto delle varie consuetudini che li accomunano giorno dopo giorno: la scuola, la polizia, la prigione, il rapporto con la religione, la relazione con i pari.

"Noi… la cité" è un libro in cui l’autobiografia si mescola alla sociologia, presentando le doppie sfaccettature di quel mondo delle banlieue francesi che è riuscito, nonostante gli scontri, a fare capolino all’interno dell’immaginario popolare francese modificando soprattutto il linguaggio quotidiano e non: si pensi infatti al verlan, l’inversione di una parola presa dall’ultima sillaba alla prima, e alla sua entrata a pieno titolo nel francese odierno, con termini quali moeuf (oramai preferito a “femme”, “donna”) oppure ouf (che rimpiazza l’aggettivo e l’esclamazione “fou”, ossia “pazzo”).

Il libro è inoltre una riflessione sulla scrittura e su ciò che essa potrebbe apportare, con un intento magari terapeutico, a questi abitanti delle periferie francesi, non abituati a raccontare le proprie vicende personali le quali, come noterà il lettore, ruoteranno tutte attorno a lettere indirizzate a giudici per eventuali condanne o processi, a ricordi di infanzia, a racconti di detenzione in cui il tempo non passa mai – il tutto per mezzo di una mescolanza di stili e di voci narrative diverse. Un libro polifonico insomma, che aiuta a fare breccia nella vita di questi giovani confinati in cui è tuttavia semplice farsi spazio, basta infatti adottare quelle preziose precauzioni messe in rilievo da Morvan Lebesque nella seconda epigrafe del libro: “Non c’è niente di più semplice per entrare nella casa del popolo, basta spingere la porta. […] Ma c’è un ma: bisognerebbe lasciare fuori la lingua artificiosa, la scrittura fatta di formule, le piccole sofisticazioni libresche, le tecniche esoteriche che stupiscono i critici e gli amici, tutto ciò che si è imparato nel proprio ‘mondo’, tutto ciò che ha vinto il premio di composizione francese al liceo”.

   

Joseph Ponthus, Rachid Ben Bella, Sylvain Érambert
Noi... la cité
Portatori d’Acqua, 224 pp., 18 euro

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