Una fogliata di libri

Con l'ultima voce

Roberto Paglialonga

La recensione del libro di Camillo Bartolini edito da Cantagalli, 136 pp., 16 euro

Per arrivare a perdonarsi bisogna avere qualcuno da amare. Che controsenso! Eppure è quello che sperimenta Disma, ed è ciò che racconta il bel romanzo "Con l’ultima voce" di Camillo Bartolini, che ne ripercorre l’esistenza. Lui è il “buon ladrone”, figura tra le più affascinanti ed enigmatiche dei Vangeli: uno che ha ammazzato e rubato e ingannato è il primo a entrare nel regno dei cieli. Roba da pazzi, roba da mandare su tutte le furie ogni persona “per bene”, così come i moralisti d’antan. Roba dell’altro mondo. Perché sì, non conta la coerenza. Conta la capacità di riconoscere che vale la pena “darsi” per qualcosa di grande. Che la vita dipende da un Altro. E non importa se questo avvenga subito, in corso d’opera o un momento prima dell’attimo fatale. 

 

Disma ha solo se stesso. Non conosce i genitori, morti o spariti nel nulla quando era molto piccolo, trovandosi così a vivere come un cane randagio per le strade di Gerusalemme. Perde Giuditta (anche se, nei fatti, non si lasceranno mai), per la quale è travolto da un desiderio febbrile fin da giovanissima età, ma poi lei incontra una sua strada di “salvezza” grazie a Manasse, ricco mercante che la strappa dalla miseria e la rispetta. Certo, c’è Gesta, il “fratello”, con il quale – grazie all’affiliazione alla setta degli zeloti – condividere un’aspirazione di giustizia totale, ma che in realtà si rivela solo sete di vendetta contro i Romani. Al momento opportuno, tutto si tramuterà in reciproco tradimento, per la necessità di entrambi di rimanere fedeli al proprio io e al proprio mondo, e, per Disma, anche per l’inizio della scoperta di una promessa nuova. Amore e amicizia, allora, rimangono appesi al filo delle circostanze, se fondati solo su uno scopo, ma non su un destino. Un cordone che si recide non appena si squarcia il velo delle contraddizioni e delle convenienze. 

 

Tra colpi di scena più o meno cruenti e incontri rivelatori (come con Simone “il cananeo”, vero amico messosi alla sequela di “qualcuno come non ne ho mai visti”; e Maria, di fronte alla cui dedizione, ai piedi della croce, capisce che anche da orfani “si può sempre essere figli”), Bartolini, già autore di un libro su Pilato, imbastisce la trama di quegli eventi dopo i quali la storia non sarà più la stessa, calamitando l’attenzione su un testo che si legge d’un fiato. E nel riconoscimento dell’amore divino, incarnato in Gesù di Nazareth – quello che, disse Benedetto XVI in occasione del Corpus domini nel 2009, “si rigenera nel donarsi, si riceve nel darsi, non viene meno e non si consuma” – Disma, e ciascuno di noi, trova la sua liberazione. Un Padre da seguire. E la vita nuova.

    

Camillo Bartolini
Con l’ultima voce
Cantagalli, 136 pp., 16 euro

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