
una fogliata di libri
Pathemata - O, la storia della mia bocca
La recensione del libro di Maggie Nelson edito da Nottetempo, 96 pp., 14 euro
Se in Bluets, l’ultimo libro di Maggie Nelson tradotto in Italia, l’ossessione era rivolta al colore blu, nel nuovo "Pathemata. O, la storia della mia bocca" – pubblicato anch’esso da Nottetempo, nella traduzione di Alessandra Castellazzi – il centro tematico si sposta su un dolore fisico. I testi di Nelson, scrittrice californiana e docente di arte, letteratura ed estetica negli Stati Uniti, sono ibridi che intrecciano saggistica, biografia e narrativa. Anche Pathemata (leggibile come il seguito ideale di Bluets) si muove lungo questi confini. Un ruolo centrale lo gioca la dimensione onirica. Nelson alterna con grande naturalezza il racconto di eventi reali (o verosimili) a quello dei sogni notturni, generando uno stato di trance condiviso con il lettore. In una delle prime pagine del libro, la protagonista si sta recando all’ennesimo appuntamento con il dentista e di colpo, sorprendendo il lettore che dovrà abituarsi a questi smottamenti di piano, l’automobile dagli Stati Uniti si ritrova in Francia, davanti a un negozietto di souvenir. La protagonista si rende conto del salto geografico – e dunque di stare sognando – solo quando il suo biglietto da venti dollari viene rifiutato. E di nuovo si torna sul piano reale, alle app di ortodonzia scaricate sugli smartphone, alle sedute terapeutiche, all’ossessiva auto-ispezione del proprio cavo orale.
“Chissà cosa imparerei sulle bocche degli altri se le sottoponessi allo stesso minuzioso esame che riservo alla mia”, riflette l’autrice. Tutto si addensa attorno alle molteplici terapie e soluzioni sperimentate per alleviare il dolore alla bocca che affligge l’io narrante da anni. “Cerco di comportarmi in maniera disinvolta – scrive Nelson – e non come una che tiene sessantamila battute di cronologia del proprio dolore sul desktop del proprio computer”. E’ facile credere che il libro che leggiamo sia proprio quel file: una narrazione diaristica, metodica, dove accanto a descrizioni puntuali (“La mia parlata veloce a quanto pare era complicata dalla ‘spinta della lingua’, una condizione che un ortodontista dai baffi ramati – ormai deceduto – provò a risolvere incollando una punta di metallo dietro gli incisivi”) trovano spazio pagine visionarie, a testimonianza anche della vena poetica di Nelson. A fare da sfondo alla narrazione c’è la vicenda di un’amica, indicata come tutti gli altri personaggi da una semplice iniziale, che sta morendo di cancro. Ed è inevitabile, per l’autrice prima ancora che per i lettori, porre a confronto le due storie, i due diversi modi di elaborare la paura, i due differenti decorsi. Ma forse la forza del libro sta proprio nella sua capacità di riflettere sulla sofferenza, senza fare classifiche di urgenza o di gravità, di mostrarci come il dolore – nelle sue molte forme – accompagni l’esistenza di ciascuno di noi e su come il nostro tentativo di attribuirgli un senso sia spesso deludente, ma necessario. Una lezione di vita che, come Nelson suggerisce nell’intenso finale, può essere appresa solo quando arriva il momento giusto.
Maggie Nelson
Pathemata - O, la storia della mia bocca
Nottetempo, 96 pp., 14 euro