(foto EPA)

Una fogliata di libri - overbooking

Leggi di Graz e pensi a Thomas Bernhard

Antonio Gurrado

Ci sono alcuni punti di contatto tra il giovane che ha ucciso alunni e insegnanti nella sua ex scuola prima di suicidarsi e l'opera del grande scrittore austriaco: entrambi bullizzati, ossessionati dal suicidio. Ma la differenza fondamentale tra i due è quella tra vita e letteratura

Quando ho letto del giovane di Graz che ha ucciso alunni e insegnanti nella sua ex scuola prima di suicidarsi, ho pensato a Thomas Bernhard e ho letto da cima a fondo la sua Autobiografia, uscita nel 1975 e da poco ripubblicata da Adelphi in volume unico (574 pp., € 16 euro). Vero è che Bernhard aveva frequentato un cupo e ostile collegio a Salisburgo, che dista tre ore dalla sede della strage; vero che mai avrebbe scritto alla mamma di prendersi cura del gatto, essendo impegnato con la propria per lo più in conversazioni in cui lei gli rinfacciava di averle rovinato la vita nascendo. Alcuni punti di contatto sono però evidenti: l’attentatore di Graz era stato reiteratamente bullizzato, come Bernhard racconta di avere subìto continue umiliazioni dai compagni per la sua enuresi o per la costituzione deboluccia, che gli impediva di spintonarli per arrivare ai lavandini e compiere abluzioni decenti; come l’attentatore di Graz (il cui pluriomicidio sembra architettato come raccapricciante coreografia della propria uccisione), Bernhard appare ossessionato dal suicidio, tanto da presentare in esergo uno stralcio del Salzburger Nachrichten che quasi si vanta del primato di auto-ammazzamenti detenuto dalla città.

Se immagino l’interno del cervello del giovane assassino, me lo figuro come la foto di copertina scelta da Adelphi: uno scatto di Michael Horowitz che ritrae Bernhard come un bambino invecchiato, intento a girare a vuoto in bici dentro una stanza spoglia e asfittica. Nel primo dei cinque romanzi mono-capoverso che compongono l’opera (L’origine, La cantina, Il respiro, Il freddo e Un bambino, con l’ultimo volume che si chiude ricongiungendosi all’inizio del primo), Bernhard racconta con maniacale precisione la scena di sé che un bel giorno decide di non tornare a scuola e camminare in direzione opposta, spiegando per bene il portato metaforico della scelta, che non significa solo voltarsi e andare in un altro quartiere, bensì lasciarsi alle spalle ciò che si ha davanti come prospettiva obbligata.

Il giovane di Graz aveva abbandonato la scuola, ma non aveva saputo incamminarsi in direzione opposta. La differenza fondamentale fra vita e letteratura, purtroppo, è questa.

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