La pelle del mondo

La recensione del libro di Montag, il Saggiatore, 272 pp., 18 euro    

“Sensazioni, nervi, esperienze che rispondono, fino a che non smettono di farlo”. La mano di Tommaso, giovane ricercatore, smette di funzionare, trasformandosi in un corpo estraneo attaccato al corpo che da sempre riconosce come proprio, indistinguibile dalla sua stessa identità. La malattia si presenta in maniera non dissimile a come, molti anni prima, si era presentata al padre, intento ad attaccare un quadro alla parete, ma incapace di orientare i colpi del martello, perfino di impugnare il martello. E’ il preludio della resa del corpo. Negli elettrodomestici la chiamano obsolescenza programmata, ma il corpo non è una macchina, e quella fine cui è destinato potrebbe precorrere i tempi, degenerandone le funzioni progressivamente. Teresa bacia quella mano, e a Tommaso pare di avvertirne il tocco tiepido. Per lei, scultrice, l’arte non è il disvelamento di qualcosa imprigionato nella materia: è un dialogo tra corpi, in cui ogni battuta ha un valore in sé, a prescindere dal risultato finale. Così è per il corpo umano, definito anche dai suoi limiti: questi, per quanto dolorosi, non vanno rifiutati alla ricerca di una presunta purezza; non sono qualcosa di altro che ci intacca, il nostro dialogo con essi è ciò che ci costituisce nella nostra ricchezza. Molto più teoretica la prospettiva che Jakob gli presta, coinvolgendolo in letture e dibattiti, in un ambiente accademico in cui filosofia e ingegneria si ibridano in direzioni trans-umane. Fra l’interesse scientifico per una nuova umanità e l’egoismo cagionato dalla propria condizionale personale, Tommaso indaga la sovrapposizione fra corpo e persona, e la possibilità di evaderla. Ma se, in fin dei conti, il corpo non fosse davvero l’espressione esteriore della nostra persona, ma solo un involucro, perfino scomodo se mal funzionante? E dato che non funziona mai a dovere, se fosse possibile, una volta compresi, replicare i suoi funzionamenti più profondi e misteriosi in un involucro davvero efficiente, dove la nostra storia sia custodita e la nostra vita non sia più ostacolata? Con la scrittura evocativa di Montag, questa utopia transumanistica si trasforma in un labirinto dove, a ogni svolta, si viene investiti dalle domande più fondamentali della vita, più che come biografia, come vicenda biologica. In questo continuo passaggio ai margini, viene da chiedersi se ci sia una salvezza oltre questa misera condizione terrena. E se sia davvero salvezza o la rinuncia ai nostri limiti, a quella finitudine che ci rende umani. (Carlo Crosato) 

 

La pelle del mondo
Montag
il Saggiatore, 272 pp., 18 euro    

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