Il cristiano e l'anima carnale.  L'attualità “inattuale” di Charles Péguy

Maurizio Schoepflin

La recensione del libro a cura di Massimo BorghesiStudium, 194 pp., 20 euro

Quando muore sui campi di battaglia della Marna nel settembre del 1914, Charles Péguy ha quarantuno anni. Una vita breve la sua, eppure in grado di lasciare una traccia profonda nella cultura europea tra XIX e XX secolo, tanto che, come scrive Massimo Borghesi nell’Introduzione di questo libro, egli può essere considerato a buon diritto “uno dei più grandi poeti cristiani del ’900, brillante saggista e autore dalla lingua e dalla prosa uniche”. La figura di Péguy si presenta caratterizzata da una straordinaria varietà di convinzioni e di posizioni, e non a caso alcuni lo hanno giudicato un personaggio radicalmente contraddittorio, teso a conciliare l’inconciliabile. In effetti, non è facile inquadrare un uomo che, come lui, fu comunista e tradizionalista, internazionalista e nazionalista, estremo di sinistra ed estremo di destra, uno che sente con la Chiesa e un anticlericale, un mistico e un giornalista arrabbiato. Dobbiamo al celebre pensatore cattolico Hans Urs von Balthasar (1905-1988) questa descrizione di Péguy, e sempre a lui siamo debitori delle seguenti parole, che ne giustificano la apparente contraddittorietà:  “Ma per chi può vedere il suo profilo profondo, tutte le sue linee apparentemente in urto tra loro si ordinano come tanti raggi che puntano a un centro. Partendo da questo centro egli risolve tutte le opposizioni”. Il perno su cui si regge tutta la complessa personalità peguyana è costituito da Gesù Cristo e dalla fede in Lui. Il cristianesimo del Nostro è quello di un vero credente,  innamorato del mistero di Dio che si fa uomo: egli, come afferma Borghesi – “è il poeta della speranza fondata sull’incarnazione, sull’amore di Cristo al mondo. Da qui la sua appassionata critica al clericalismo, a una fede falsamente spirituale”. Il libro si avvale dei contributi di vari qualificati conoscitori della figura e dell’opera di Péguy che consegnano al lettore un convincente ritratto dello scrittore francese. Il volume si apre con una premessa del cardinale Godfried Danneels (1933-2019), già primate del Belgio, nella quale il porporato sostiene che, a differenza di molti altri autori cattolici che ebbero gravi difficoltà a entrare in contatto col mondo moderno, Péguy “non ha mai avuto questo problema. Lui si è trovato immerso nella modernità, senza saperlo, come nella sua materia genetica connaturale… è uno scrittore che si potrebbe chiamare  lo scrittore dell’incarnazione. Per Péguy, più vi è Dio e più vi è l’uomo; e più vi è l’uomo e più vi è Dio”.  

   

Il cristiano e l’anima carnale. L’attualità “inattuale” di Charles Péguy
a cura di Massimo Borghesi
Studium, 194 pp., 20 euro

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