Foto Ansa

una fogliata di libri - lettera da una bicicletta

Neanche i ladri sono più quelli d'un tempo

Marina Corradi

A Milano rubano bici a pezzi, lasciando telai mutilati come avvertimenti. Un racconto tra ironia, nostalgia e amarezza urbana sulle due ruote perdute

Al ferramenta il cliente aveva detto: voglio un lucchetto per bici, inespugnabile. E infatti il lucchetto, di acciaio massiccio, non ha ceduto. Il ladro lo ha lasciato lì, con il telaio. La carcassa di bici mutilata, legata a un palo in viale Vittorio Veneto, sembra un mesto monumento al destino delle biciclette, a Milano. 

 

Mi pare che a Roma, più semplicemente, le rubino intere. Qui invece, stante la ostinazione possessiva di alcuni ciclisti, i ladri diventano sadici. Come altrimenti spiegare l’asportazione di ruota anteriore, manubrio, fanali, sedile, pedali, di una bici da grandi magazzini? Evidentemente il malfattore ha voluto punire il proprietario e gli ha lasciato il telaio nudo, come ammonimento.

 

Da tempo non vado più in bicicletta. Ricordo il pavé scivoloso nella pioggia, e le infide rotaie del tram – se ci infilavi la ruota eri perduto. Ricordo anche di essere andata, una mattina di luglio, a dare l’orale della Maturità in bicicletta, con la speranza di prendere davvero un binario: in ospedale almeno avrei avuto tempo di leggere alcuni canti del Paradiso, nemmeno aperti. 

 

Già allora le bici venivano rubate con entusiasmo. I vecchi si meravigliavano: “Noi le lasciavamo sotto casa, e nessuno le toccava”, dicevano. Ebbi una discussione filosofica con una compagna che non legava la bici, davanti al Parini. “E’ una bicicletta da proletari – diceva – nessuno la ruberà”. Infatti, sciocca utopista, gliela rubarono.

 

Io legavo la mia con teneri lucchetti che cedevano alla prima cesoiata. Me ne portarono via tre. Si sapeva che le bici rubate venivano rivendute, al sabato, al mercato di Senigallia. Un sabato ci ritrovai la mia, scomparsa due giorni prima. La pagai due lire e me ne pedalai via contenta, e perfino grata. In fondo, era stato un esproprio proletario: prendere al ricco per dare al povero. Quasi giusto.

 

Il telaio mutilato di stamattina invece è crudele. Non si riduce così una bicicletta. Ci annuso come un filo di cattiveria, sospeso nell’aria di Milano.

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