una fogliata di libri

Sulla terra e sull'acqua

Matteo Moca

La recensione al libro di Winfried G. Sebald edito da Adelphi, 138 pp., 18 euro 

Sebald ha lasciato nella mente dei suoi lettori l’immagine indimenticabile di una prosa sottile, tagliente e inesauribile che si dispiega in libri iconici dove si mescolano differenti forme d’espressione (scrittura, disegni e fotografie) e generi (saggio letterario, romanzo, autobiografia e prosa di viaggio). Lo scrittore tedesco ha raccontato come il suo strumento prediletto fosse la prosa e così quando nel 2001 morì a causa di un incidente stradale la critica ritenne, più di ogni altra cosa, di aver perso uno straordinario narratore e saggista. Eppure Sebald è stato anche un grande poeta, anzi, la poesia è stato il mezzo attraverso il quale si è espresso con maggiore continuità considerando che sin dagli anni Sessanta, cioè quando aveva meno di vent’anni, i versi hanno allestito il racconto autobiografico e la descrizione delle forme della natura e delle città. Arriva a rinfocolare l’interesse per il Sebald poeta l’antologia "Sulla terra e sull’acqua" (tradotta e annotata dalla voce italiana di Sebald, Ada Vigliani) che raccoglie liriche che dagli anni Sessanta giungono sino alla morte dello scrittore e che rappresenta un documento imprescindibile per avere contezza di una delle esperienze letterarie più luminose del Novecento.

   

Chiunque abbia letto Austerlitz avrà ancora in mente l’estensione di periodi che nelle loro tortuosità riuscivano a contenere tutte le forze centrifughe di una scrittura irriducibile alle etichette di comodo e in queste poesie la stessa forza trova invece una concisione estrema che rende evidente il senso del ricorso a una versificazione icastica e scheletrica. Sorprendente è come una poesia che appartiene alla sua giovinezza, “Trittico: ricordi di un viaggio da Bruxelles”, contenga già in nuce le forme della flânerie in prosa di Sebald che mescola descrizione, ricordo e fantasia, come le liriche della maturità disegnino la traccia evidente di un preciso percorso poetico e come, nella terza parte di questo volume che raccoglie le poesie dell'ultimo decennio di vita dello scrittore, si rintracci il suo peculiare modo di procedere in cui piani temporali diversi si sovrappongono e esperienze umane lontane si uniscono (è il caso di “A Bamberga” dove Sebald rievoca i giorni trascorsi in quella città dai suoi genitori nel 1943 e da lui più di cinquant'anni dopo).

   

Queste poesie, oltre a dimostrare il valore non accessorio dell’esperienza di Sebald poeta, testimoniano anche come il demone della sua scrittura, un’idea peculiare di viaggio che fonde racconto e speculazione, autobiografia e saggio, fosse sin dall’inizio sorprendentemente nitida: “Arduo da comprendere / è infatti il paesaggio, / quando tu sul Direttissimo / da un capo all’altro sfrecci, / mentre quello muto / guarda il tuo andar sparendo”.

   

W. G. Sebald
Sulla terra e sull’acqua
Adelphi, 138 pp., 18 euro 

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