
Una fogliata di libri
Amianto
La recensione del libro di Sebastien Dulude edito da La Nuova Frontiera, 192 pp., 17,50
Canada, 1986. Thetford Mines è una cittadina di provincia sorta attorno a una miniera di amianto, uno dei tanti insediamenti industriali che, alla fine degli anni Ottanta, si appresta alla propria dismissione. La storia, invece, è quella della famiglia Dubois; la madre Claire, amorevole ma spesso assente, Pierre, padre manesco e “onesto lavoratore”, il figlio maggiore Daniel e Steve, di nove anni, stralunato e sognatore, protagonista del romanzo.
Steve è un bambino (poi adolescente) di spiccata sensibilità emotiva e artistica, particolarmente fuori di chiave in un mondo di motori, camion, pozzi e miniere. La sua solitudine si manifesta fin dall’infanzia, mitigata tuttavia dall’arrivo in città della famiglia Poulin, il cui figlio, Charlélie, diventerà un faro nell’isolamento di Steve. I due intrecciano una solida amicizia, che l’autore, non esente da suggestioni di tipo biografico (egli stesso è infatti cresciuto a Thetford Mines proprio in quegli anni), racconta con estrema delicatezza e innocenza. Le corse in bicicletta, la costruzione della casa sull’albero, la lettura dei fumetti di Tintin e l’album dove i due collezionano i ritagli degli eventi catastrofici che leggono sui giornali (tra cui l’esplosione dello Space Shuttle Challenger e il disastro di Chernobyl) rappresentano rituali di quella religione incerta e potentissima che è l’amicizia negli anni dell’infanzia.
Lo sguardo candido di Steve però non manca – com’è tipico dei bambini – di intercettare le ombre nere che scaturiscono dal mondo né di rilevarne le contraddizioni. Particolarmente conflittuale è il rapporto col padre, il quale, inabile all’empatia, compie pochi sforzi, quasi nulli, per comprendere il mondo del figlio, denigrandolo e spesso ricorrendo alle mani per risolvere le questioni. Ma non solo. La storia stessa dell’amicizia con Charlélie, dall’ottica del lettore, non sembra altro che un continuo tentativo di schivare un’oscurità strisciante – quella del mondo vero, adulto – che sembra lambire porzioni sempre più vaste della realtà a cavallo delle due parti in cui è diviso il romanzo – il 1986 e il 1991.
Non solo la crescita, ma una serie di incidenti e tragedie personali porterà infatti Steve ad affrontare nuovamente gli spettri della sua vita, solitudine, inadeguatezza, emarginazione. Un romanzo, quello di Sébastien Dulude, a un tempo delicato e tagliente, in cui la temperatura dei sentimenti – descritti con precisione e intensità – viene sempre tagliata dalla fredda lama della realtà.
Sebastien Dulude
Amianto
La Nuova Frontiera, 192 pp., 17,50