La porta del non ritorno

Federica Bassignana

La recensione del libro di David Diop edito da Neri Pozza (208 pp., 18 euro)

"La porta del non ritorno” conduce all’Inferno. Esiste e ha segnato una ferita profonda nella Storia durante gli anni del colonialismo. Il suo perimetro è l’isola di Gorée, lembo di terra al largo del Senegal, da cui partivano le rotte di uomini, donne e bambini verso il destino che uomini bianchi avevano decretato per loro: la schiavitù. David Diop, autore franco-senegalese, immerge i lettori in un impietoso passato attraverso la storia di Michel Adanson, botanico francese realmente esistito. E’ il 1750 quando lo studioso arriva in Senegal per scoprire nuove forme di flora e di fauna e, invece, incontra popoli, tribù, villaggi, tradizioni, e uno spettro di umanità che la sua cultura aveva categorizzato come inferiori. “Gli abitanti del Senegal ci sono ignoti quanto la natura che li circonda. Eppure, crediamo di conoscerli abbastanza per sostenere che sono per natura inferiori a noi. Mi sono reso conto delle nostre diverse visioni del mondo senza tuttavia trovarvi materia per disprezzarli”. Adanson scioglie le catene del pregiudizio suprematista bianco, osserva, impara e comprende che hanno coltivato ricchezze differenti: la loro lingua, il wolof, accumula tesori della loro umanità  – la loro filosofia del mondo, l’ospitalità, la fraternità, le poesie, la storia, i proverbi –, i loro monumenti storici non sono in edifici di pietra ma risiedono nelle loro narrazioni, nei racconti trasmessi dai cantori, i griot, e se non hanno costruito vascelli transatlantici per andare a ridurre in schiavitù altri popoli non è per inferiorità, ma per saggezza.

In piena età dei Lumi, del riconoscimento dei diritti dell’uomo, delle Enciclopedie, La porta del non ritorno svela la verità storica dettata dalla totale contraddizione che ha portato all’orrore della tratta degli schiavi. E se l’immaginazione supera la realtà, il romanzo dona una profondità ulteriore attraverso la finzione. Così, entra in punta di piedi, con poesia ed estrema delicatezza, la storia di Maram. Donna serafica, eterea, impalpabile quanto salda in sé stessa, anche quando diventa prigioniera per essere resa schiava. E’ il racconto di una storia d’amore impossibile, quello che avrebbe potuto essere se due mondi non fossero stati così distanti tra loro. Come il viaggio di Orfeo che scende negli Inferi, ma l’Euridice che ha pianto è solo una stagione della sua vita. E se l’epilogo è noto, e basta uno sguardo di troppo a cambiare la sorte, il libro non lascia scampo alla commozione.

    

David Diop
La porta del non ritorno
Neri Pozza, 208 pp., 18 euro

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