una fogliata di libri

Il porto di Marsiglia

Carlo Crosato

La recensione del libro di Albert Londres, Abbot, 120 pp., 10 euro

In un Novecento che ancora non ha conosciuto l’epoca della globalizzazione che avrebbe segnato la fine del secolo, Marsiglia e il suo porto sono il centro del mondo: traffici di uomini e merci fanno di quel porto un microcosmo in cui si concentrano tutte le etnie, tutte le classi, tutti i mestieri, le merci di ogni tipo che, attraverso mari e oceani, si sparpagliano nel mondo intero. 

  
Albert Londres, nel suo Il porto di Marsiglia, ci invita a sostare con lui fra le banchine e a passeggiare lentamente o, meglio, vagabondare nelle strade limitrofe, per assaporare gli odori e i sapori, per vedere i colori, per udire le voci chiassose, arrabbiate, disperate che animano la città. Una città in cui la norma non è l’abitante stabile o il visitatore di lungo periodo: se ci si ferma per più di qualche giorno, giusto il tempo di scendere da una nave e risalire su quella successiva, già ci si attira il sospetto generale. C’è chi carica e scarica le stive e chi invece è nel porto in fuga dalla guerra o dalla fame, chi nell’attesa frequenta la bettola della città e chi sopravvive nell’ombra di un fitto sottobosco grazie a espedienti. 
Lo sguardo di Londres, restituito nell’elegante traduzione di Davide Callegaro, è quello del giornalista esperto, inviato di guerra, reporter nella Russia dopo la rivoluzione di ottobre, cronista del Tour de France. In queste pagine, però, la sapiente capacità narrativa di Londres assume la postura della registrazione etnologica, alla ricerca delle trame antropologiche più interessanti, nel loro intrecciarsi, nel loro cauto contaminarsi reciproco. E fa impressione incontrare, fra i personaggi che sgusciano a fianco al nostro osservatore, figure che ancora oggi, pure in un’epoca così diversa, non fatichiamo a riconoscere: il migrante con il suo carico di speranzosa disperazione, il lavoratore sfruttato, il lavoratore in nero, freddi calcolatori dell’arte della sopravvivenza, accanto a chi viaggia per puro piacere.

   
Ma ciò che maggiormente sorprende, forse l’insegnamento che si può trarre da questa lettura, è che dentro ogni individuo, in ogni gruppo incontrato in questo piccolo mondo che è il porto di Marsiglia, si nasconde a sua volta un mondo intero, una storia e una geografia che annodano esperienze come nodi in una matassa di fili. Ed è forse proprio questa la sensazione che rimane al lettore: aver visitato tanti mondi differenti quanti sono i personaggi a cui Londres offre la propria voce.  
 

Il porto di Marsiglia
Albert Londres
Abbot, 120 pp., 10 euro

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