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Il lungo addio Adelphi, 437 pp., 24 euro

Francesco Musolino

La recensione del libro di Raymond Chandler, Adelphi, 437 pp., 24 euro

Nessuno è più taciturno, sfrontato e duro di Philip Marlowe. Il detective privato, nato nel 1939 dalla geniale penna di Raymond Chandler, è l’assoluto protagonista del genere hard boiled, affondando le mani in un poliziesco che racconta il mondo del crimine senza fronzoli, con una prosa torbida e accurata, tenendo alta la suspense. Dopo aver ritradotto Il grande freddo e Addio, mia amata, Adelphi prosegue questa pregevole operazione con il sesto romanzo della serie, Il lungo addio, scritto nel 1953 e proposto nella traduzione di Gianni Pannofino. 

 

Dissacrante e virile, in perfetta linea con i tempi che furono, Chandler lancia il suo protagonista in un’avventura fra bicchieri di whisky, scazzottate, frasi indimenticabili e, ovviamente, donne fatali, seduttrici dalla bellezza androgina attorno cui vortica la morte. Marlowe ha un cuore nobile e proprio la sua bontà d’animo lo metterà sulla traiettoria di Terry Lennox, un uomo con il viso sfregiato dalle cicatrici della guerra e affogato nell’alcool. Dopo qualche tempo, Lennox convolerà a nozze con una giovane ereditiera ma quel sogno d’amore si rivelerà un incubo e una notte chiederà all’amico detective di accompagnarlo oltreconfine per far perdere le proprie tracce. La moglie è morta – assassinata brutalmente – e sebbene Marlowe sia certo dell’innocenza di Terry, questi finirà per suicidarsi, permettendo alla polizia di insabbiare il caso. Ma girano soldi, tanti soldi e mentre un nuovo caso porta il detective sulle tracce di uno scrittore alcolizzato – Roger Wade – il ruolo giocato da sua moglie, Eileen, sarà sempre più sospetto, con l’escamotage classico – ma ben congegnato – del cambio d’identità.

 

In queste pagine Marlowe finirà in galera senza mai tradire la fiducia dei propri clienti e sarà picchiato dalla polizia (difendendosi egregiamente con l’astuzia) ma ciò che conta è che Il lungo addio è il romanzo più maturo di Chandler, lasciando spazio e pagine per far finalmente affiorare i pensieri e i rimpianti di Marlowe. 
Non stupisce che nel ’73 ne avessero fatto un adattamento cinematografico di grande successo. Diretto da Robert Altman sugli appunti di Chandler e con Elliot Gould nel ruolo del protagonista, la vera impresa fu quella di saper tradurre sul grande schermo quel perfetto mix di durezza e fragilità di Marlowe, lasciando intravedere al pubblico qualcosa del proprio animo tormentato. Incantando.  
   

Il lungo addio
Raymond Chandler
Adelphi, 437 pp., 24 euro

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