L'anno capovolto

Andrea Frateff-Gianni

La recensione del libro di Simone Innocenti (Atlantide, 181 pp., 16,50 euro)

"Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura”, scrisse una volta qualcuno. Simone Innocenti nel suo ultimo romanzo, intitolato L’anno capovolto (Atlantide), pone i protagonisti della sua storia esattamente in quel difficoltoso punto dell’esistenza. Solo che al posto della proverbiale selva oscura, scelta dal sommo poeta, c’è una sfarzosa villa in Versilia, ai Ronchi. “Due piani di fasto marino, di arcate e finestre che si gettano a mare in un giardino pieno di sofore, parteni, aloe e oleandri. Tra arredi retrò e pezzi di design, tele firmate e foto in cornici costose e marmi scolpiti, e due antiche colonne romane sistemate in cima a incastonare una terrazza gigante, tra lusso e lusso”. E’ il 31 dicembre, venti amici che si conoscono da una vita, si ritrovano per passare insieme la notte di Capodanno. Tra di loro ci sono potenti imprenditori, notai, modelle, poliziotti, gioiellieri cocainomani, maestri di tennis, ereditieri, mogli infedeli e la proprietaria dello stabilimento balneare dove tutti loro si sono conosciuti più di vent’anni prima. “Ci ritrovammo per passare quella serata ai margini dell’anno ed eravamo tutti smarginati”, dice a un certo punto uno dei personaggi, riassumendo a pieno in poche parole il senso di questo romanzo, scritto come fosse un libretto di uno spettacolo teatrale che ricorda per certi versi alcuni lavori di Yasmina Reza e ricalca in quanto ad atmosfere Il grande freddo di Lawrence Kasdan o pellicole pop come “Compagni di scuola” di Carlo Verdone e il più recente “Perfetti sconosciuti” di Paolo Genovese. Sfileranno nella splendida villa invidie, antichi risentimenti mai sopiti e bilanci amari di un gruppo di giovani, colmi di sogni, amori e speranze che di colpo si sono trasformati in adulti pieni zeppi di rimorsi. Dei falliti sia sul piano economico sia sentimentale, che si ritrovano a essere solo squallide caricature di se stessi senza anima né valori. La giostra dei rimpianti non risparmia nessuno mentre sullo sfondo una clessidra scandisce il tempo che li separa dall’inizio del nuovo anno che per alcuni segnerà irrimediabilmente il punto di non ritorno. Entreremo così nelle vite di questi venti personaggi, divise in diciotto capitoli all’interno dei quali Innocenti, omaggiando mostri sacri del Novecento come Antonio Delfini, mette in scena il dramma della gioventù smarrita e della definitiva perdita dell’innocenza. Un romanzo amaro che non lascia scampo e toglie il respiro, fino al colpo di scena finale. 

    

Simone Innocenti
L’anno capovolto
Atlantide, 181 pp., 16,50 euro

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