QUCHI

Flaminia Marinaro

La recensione del libro di Caterina Venturini, Edizioni e/o, 272 pp., 18 euro

Carla Longhi è un personaggio a tutto tondo, insoddisfatto, cerebrale, complesso, contraddittorio, con cui Caterina Venturini sceglie di raccontare l’incompiutezza e l’inettitudine di una generazione, la nostra, dall’apparente ma fallace vigore. La sua protagonista non fa altro che fuggire da se stessa, dai suoi limiti e  soprattutto dallo sguardo degli altri che prima diviene il nostro e poi lo condiziona. “Noi siamo abitati dagli altri” dice l’autrice, sceneggiatrice nata ad Amelia e trasferitasi in California,  rivelando quanto di autobiografico ci sia nel romanzo; un corpo a corpo tra lei stessa e il suo alter ego, con il quale pagina dopo pagina interloquisce attraverso fitti dialoghi e sequenze introspettive.  La forza della narrazione sta proprio in quel gioco  corale delle parti teso a confluire in un’voce unica. 

 

Il titolo, Quchi, si pronuncia cookies, ma assomiglia ben più al boccone di erba amara intinto da Gesù nel charoset prima di porgerlo a Giuda piuttosto che al morbido biscotto di pastafrolla che tutti conosciamo. E’ un acronimo che racchiude in sé l’anima del romanzo e di quella parte di società a noi contemporanea e incredibilmente simile a quella annoiata e oziosa che la letteratura dei primi del Novecento ha celebrato in tante versioni. Anche Carla è un’inetta che scappa e giunge in America ma non come “un’esiliata, una perseguitata, una rifugiata… né di notte con i barconi, né strisciando attraverso la frontiera messicana” eppure si sente in colpa, “soprattutto perché non è felice”. E come potrebbe esserlo tra “loro”,  gente che non parla la sua lingua, che non ha le sue abitudini, né il suo modo di pensare? E con i quali in fondo non s’integrerà mai veramente, non sarà mai una cosmopolita perché il suo provincialismo rimarrà l’unico vero legame con un passato che rinnega ma che ama profondamente, e passeggiare sull’Hollywood Boulevard tra gente che come lei non ce l’ha fatta, resterà la sola consolazione in grado di restituirle un po’ di serenità.

 

Venturini racconta, senza sentimentalismi, momenti di ordinaria quotidianità mescolati a quelli di felicità e sofferenza che l’hanno segnata, come l’aborto spontaneo, narrato utilizzando piani temporali diversi e viaggiando in lungo e in largo per lo spazio infinito dei ricordi e delle ossessioni, colpendo al cuore i lettori per la potente forza evocativa. 
Ma Carla è un personaggio dinamico e può ancora farcela. Sembra quasi di vederla nel finale quando anche lei, disperatamente, cerca di spegnere l’ultima sigaretta.

 

QUCHI

Caterina Venturini

Edizioni e/o, 272 pp., 18 euro

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