Storia del figlio

Gaia Montanaro

La recensione del libro di Marie Hélène Lafon, Fazi, 160 pp., 17 euro

La storia del figlio è il racconto di un’assenza. Meglio, di una mancanza. La mancanza di un padre – Paul – e quella parziale di una madre – Gabrielle. André nasce dall’amore tra i due, all’interno di una relazione scandalosa all’inizio del Novecento quando Gabrielle aveva sedici anni in più del suo amante/ragazzino. Figlio di un padre a lui sconosciuto, che forse non sapeva neppure della sua esistenza e che per questo faceva sentire anche lui sconosciuto. Indefinito. Gabrielle, forte e volitiva, decide di affidare André alle cure della sorella Helene e del marito Leon, con cui suo figlio cresce in salute e amato profondamente. “Da sempre, André aveva usato due parole diverse per le sue madri”. Una per la donna che lo aveva cresciuto, accudito, tirato grande. L’altra per Gabrielle che gli faceva visita quattro settimane all’anno, che viveva a Parigi e aveva continuato il corso della propria vita all’apparenza senza eccessivi drammi. “Gabrielle sorvolava su tutto. Non si mostrava né ostile né chiusa, ma era sfuggente, non si sapeva come prenderla”.

 

La storia di quel figlio diventa quindi la storia di una famiglia intera che copre quasi cent’anni; è la storia del padre Paul, colpito in giovane età da un terribile lutto e poi invaghitosi dell’infermiera del suo collegio. È la storia di Gabrielle che non si era sottratta alla forza attrattiva di Paul, non aveva saputo – o voluto – arginarla fino a quando era diventato troppo tardi. André era venuto al mondo (e già questa opportunità non era scontata) ed era diventato grande, portando dentro di sé questa mancanza, faticando a trovare il proprio posto come può avvenire se non si conosce a pieno la propria identità. O quando questa è incardinata su un iniziale rifiuto: quello di un padre che forse non sa neppure che esisti, quello di una madre che per salvare te (e forse se stessa) ha deciso di consegnarti ad altri. “Quella donna era troppo grande per lui, non troppo vecchia o troppo pesante, troppo grande. Andava in luoghi dove lui, André, non poteva seguirla, né precederla e nemmeno accompagnarla; e i fremiti della pelle non cambiavano le cose”. Così André sposa Juliette, amata immediatamente e con semplicità da tutti, e con lei avrà un figlio, Antoine. Sarà proprio quest’ultimo a mettersi sulle tracce del nonno, in un racconto circolare che mutua diversi punti di vista e si muove non linearmente. Marie Hélèn Lafon, con una prosa elegante, lirica e piena di sfumature, restituisce in un racconto compatto le infinite pieghe che attraversano i legami famigliari. “Il linguaggio è il nostro cantiere, la nostra carne”. E’ ciò che anche André utilizza per cercare se stesso. 

  

Storia del figlio
Marie Hélène Lafon, 
Fazi, 160 pp., 17 euro

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