La madrivora

Carlo Crosato

La recensione del libro di Roque Larraquy, Alter ego, 168 pp., 15 euro

La madrivora – pianta sovrannaturale che dà il nome al romanzo di Roque Larraquy – produce semi che si presentano sottoforma di una polvere capace di superare i secoli e di riattivarsi se annaffiata. La linfa, prelevata e iniettata in un tessuto animale, rilascia una miriade di larve in grado di divorare un intero corpo. Questa pianta fantastica e la sua linfa vorace sono perfette per chi si prefiggesse di far scomparire un cadavere. E’ l’idea che viene all’équipe medica di uno strano sanatorio argentino, nel 1907. Un antico manoscritto, ricco di dettagli sulle procedure di decapitazione dei condannati a morte, convince un ricco finanziatore a cercare cavie per sperimentare la diceria per cui la testa mozzata rimarrebbe vigile per nove secondi dopo la caduta della lama. Il sanatorio pubblicizza un nuovo ritrovato miracoloso, capace di guarire i malati di cancro: una truffa atta a convogliare centinaia di disperati destinati a finire i propri giorni nella vana speranza di una guarigione. Terminali, i malati vengono convinti a donare il proprio corpo per una sperimentazione atroce, la cui evoluzione si fa progressivamente morbosa e grottesca. Larraquy ha una scrittura piana, visionaria, la cui capacità di coinvolgimento imprigiona il lettore in una esperienza esoterica, misteriosa, molto divertente.

 
Nelle intenzioni dei medici che vogliono far parlare le teste mozzate, c’è l’urgenza di conoscere la trascendenza, di udire la voce stessa di Dio al cui cospetto il soggetto decapitato si sta per trovare. Uno scopo che giustifica ogni miserabile mezzo, che vale ogni condanna umana e ultraterrena. In quei nove secondi ci sarà verità, pienezza, gloria: ciò a cui i medici vogliono prender parte, perdendosi in manierismi su come meglio organizzare il truce esperimento, su quale soggettività abiterà la testa mozzata, sui protocolli da seguire prima, durante, dopo che il congegno costruito per questo lavoro sarà scattato.

 
Cent’anni dopo, un discendente di quei medici viene coinvolto in una sperimentazione dalla natura parimenti visionaria e perfino più folle, non per finalità scientifiche, bensì meramente artistiche: correre su una cyclette, mentre la linfa della madrivora gli divora un arto fino a staccarlo dal corpo. 

 
Ci sono libri che lasciano esterrefatti, che travolgono, costringendoci a chiederci cosa si stia leggendo, proprio mentre, privi di parole, si sente la spinta a consigliare la lettura a chi conosciamo. La madrivora di Larraquy è uno di quei libri. 

   

La madrivora
Roque Larraquy
Alter ego, 168 pp., 15 euro

Di più su questi argomenti: