Profili a memoria

Claudia Martinelli

La recensione del libro di Gianna Radiconcini, La Lepre edizioni, 222 pp., 16 euro

A chi volesse approfondire la sostanza di quell’affermazione secondo cui “il personale è politico”, va consigliato senza esitazioni questo libro autobiografico di Gianna Radiconcini. Classe 1926, partigiana nell’adolescenza e poi, lungo tutta la sua lunga vita (è morta nel 2020), impegnata in un suo originale attivismo della libertà, si presenta proprio così: “Ho amato sopra ogni altra cosa la libertà, fin da giovane. Anzi, da giovanissima. A nove anni ero antifascista”. Affermazione temeraria, ma a lei, jeune fille della borghesia romana, figlia del titolare del negozio di cappellaio meglio frequentato della capitale, la predisposizione veniva dalle regole soffocanti della sua prima scuola, dove la madre superiora di cognome faceva Starace e del gerarca Achille era sorella.

 

In questi suoi Profili a memoria, curati da Daniel Pastorino e introdotti da Gad Lerner (che la intervistò per farle raccontare di quando, nella Roma occupata dai nazisti, vide uccidere a un passo da lei Teresa Gullace, episodio che ispirò poi “Roma città aperta”), Gianna Radiconcini non mette solo in comune con i lettori i suoi vivaci e poco convenzionali ricordi di politici e intellettuali come Ferruccio Parri, Ugo La Malfa, Altiero Spinelli, Ursula Hirschmann, Elsa Morante, Oronzo Reale, Laura Lombardo Radice, Marisa Musu, Toti Scialoja… Fosse solo questo, la sua operazione, pur ricca d’interesse, non sarebbe tanto diversa da altre che l’hanno preceduta. E’ che a ogni incontro, a ogni snodo della sua storia personale intrecciata con quella collettiva, l’educazione politico-umana della “figlia del cappellaio” mostra il legame indissolubile tra quello che Gianna cercava per sé e quello che voleva per tutti e soprattutto per tutte. E’ questo il filo che lega la giovanissima militante del Partito d’Azione alla giornalista impegnata nella battaglia per un’Europa unita, e alla donna costretta a ricordare – anche ad alcuni insospettabili – il suo diritto a pensare, a parlare, a esistere. Ci si sarebbe aspettati, da parte sua, una dichiarazione di appartenenza femminista che invece non c’è mai stata. C’è stata però una donna che, attraverso la propria vicenda di madre di un figlio nato dopo la separazione dal marito, da un uomo che non era il marito, ha lottato per sé e per tutti perché il diritto di famiglia, che ancora nell’Italia repubblicana e antifascista le avrebbe tolto quel figlio o avrebbe mandato lei in galera per adulterio, potesse cambiare una volta per tutte.  E che cambiò, anche grazie a lei.

   

Profili a memoria
Gianna Radiconcini
La Lepre edizioni, 222 pp., 16 euro

Di più su questi argomenti: