una fogliata di libri
Zona
La recensione del libro di Mathias Énard, Edizioni e/o, 445 pp., 19 euro
È uno di quei libri che cambiano la vita Zona di Mathias Enard. E riesce a farlo semplicemente raccontando il febbrile viaggio, ai limiti dell’allucinatorio, di un uomo, seduto in uno scompartimento di un treno, che sta viaggiando da Milano a Roma. Rimarremo così irrimediabilmente intrappolati nella mente di Francis Servain Mirkovič, un tizio strafatto di alcol e anfetamine, che continuando a bere e fissando il mondo che scorre fuori dal finestrino, (interrompendo il flusso solo per alzarsi ogni tanto e fumare qualche sigaretta furtiva nella toilette del treno), ci trascinerà nella profondità di un inferno oscuro, tenebroso e talmente intricato dal quale sarà difficilissimo uscire indenni. Mirkovič infatti non è uno qualunque, ma un agente dei servizi segreti, la cui “zona” è rappresentata dal Mediterraneo, da Barcellona a Beirut e da Gibilterra fino a Baghdad. Ha con sé una valigetta di metallo piena di documenti compromettenti che deve vendere la mattina seguente a un funzionario del Vaticano. Il viaggio diventa così occasione per un monologo interiore, scandito da ventiquattro capitoli che si leggono tutti d’un fiato, (non c’è infatti un solo punto in tutto il libro), seguendo con ritmo uno schizofrenico flusso di coscienza all’interno del quale le storie narrate sono legate tra loro per associazione. Dentro c’è tutto. Il cuore di tenebra dell’Europa, che va dalle fosse comuni della guerra civile spagnola ai campi di Birkenau, Theresienstadt, Treblinka o Sobibór. E arriva fino alle rovine di Beirut, alle segrete di Palmira e alle strade devastate del Medio oriente. Ci sono tre donne, diverse città e un’infinità di citazioni letterarie.
Più che un romanzo, Zona è uno spettacolo tragico. È un treno fantasma, popolato da crimini contro l’umanità, stupri e scrittori con pulsioni violente. È la bibbia della ferocia umana, dove il suono dei mortai e delle mitragliatrici si mischia alle urla strazianti delle donne, delle madri e delle mogli di chi va a combattere. Una storia travolgente e meravigliosa, una sorta di Iliade contemporanea, tradotta superbamente da Yasmina Melaouah, che narra la vita di un uomo che è stato “uno” ma contemporaneamente anche tanto “altro”. Mirkovič è infatti sia soldato che amante, sia naufrago che spia di successo, sia bambino che figlio, sia alcolizzato che depresso. E tutta la sua vita sta tra la prima frase del libro –“tutto è più difficile nell’età adulta” – e l’ultima – “un’ultima riga prima della fine del mondo”. Leggere Zona oggi, con un occhio alla questione ucraina, amplifica gli effetti letterari del testo e allo stesso tempo evidenzia determinate dinamiche che in fondo, almeno in Europa, non sono mai cambiate.
Zona
Mathias Énard
Edizioni e/o, 445 pp., 19 euro
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