una fogliata di libri

Un'idea di libertà. Il Partito radicale nella storia d'Italia (1962-1988)

Enrico Paventi

La recensione del libro di Lucia Bonfreschi, Marsilio, 459 pp., 20 euro

Che la storiografia riesca a esaminare con il necessario distacco gli eventi accaduti nel recente passato solo dopo alcuni decenni, è opinione ormai largamente condivisa. Un parere che sembra tanto più fondato nel caso la ricerca si occupi della seconda metà del Novecento, periodo del quale è ora possibile valutare gli innumerevoli avvenimenti e aspetti in maniera più compiuta. Un’opportunità che, nel contesto italiano, può essere colta anche riguardo alla vicenda del Partito radicale, la cui parabola viene lucidamente ricostruita da Lucia Bonfreschi in questo saggio volto ad analizzarne le iniziative intraprese, i successi conseguiti, gli errori commessi. 

 
Fondato nel 1955 a seguito di una scissione che aveva avuto luogo nel Partito liberale di Malagodi, il “secondo” PR nacque nel 1962 per volontà di un gruppo di giovani – schierati su posizioni di sinistra – del quale facevano parte Marco Pannella, Gianfranco Spadaccia, Giuliano Rendi, Mauro Mellini, Massimo Teodori. Formazione liberalsocialista, ostile a qualsiasi forma di autoritarismo, estranea alle logiche spartitorie, europeista, sensibile alle istanze del garantismo, rispettosa delle forme istituzionali, libertaria sebbene guidata da un leader carismatico, sarebbe stata identificata ben presto nel “partito dei diritti civili”. 

 
Occorre notare come, nel periodo preso in esame dalla studiosa, i radicali abbiano cercato di superare l’immobilismo che caratterizzava il panorama politico del nostro paese, ancora legato alle sue radici cattoliche e marxiste, rivelandosi poi capaci di incanalare gli stimoli provenienti dal movimento femminista, da quello antimilitarista e dai gruppi della disubbidienza civile: riuscirono così a introdurre nella nostra legislazione il diritto al divorzio, all’aborto, all’obiezione di coscienza. Insomma, mette in rilievo la storica, “seppero cogliere e interpretare trasformazioni che gli altri partiti a stento intravedevano”.    E va sottolineato come la spinta riformatrice dei radicali non sia venuta meno neanche in seguito, giacché furono in grado di individuare nuove tematiche nella lotta al proibizionismo, allo sterminio per fame, alla partitocrazia.

 
Certo, è difficile non identificare il PR con il suo leader, che ne ha influenzato spesso in maniera decisiva tanto le iniziative quanto le decisioni. Lucia Bonfreschi pone tuttavia in evidenza come, unitamente alla figura e al ruolo di Marco Pannella, fondamentale sia stata la funzione svolta da una cultura politica, da un nucleo di “compagni”, da un insieme di militanti che, oltre a incidere sulla strategia e azione del partito, hanno dato spessore all’una e all’altra contribuendo in seguito a diffonderne i contenuti e legittimando, nel contempo, le battaglie dello stesso leader. 
 

Un’idea di libertà. Il Partito radicale nella storia d’Italia (1962-1988)
Lucia Bonfreschi
Marsilio, 459 pp., 20 euro

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