una fogliata di libri

Binario est

La recensione del libro di Marco Carlone, Bottega errante, 176 pp., 15 euro€
 

Come tutte le invenzioni, anche la ferrovia si è dovuta adattare al tempo. Nata come un “mito di progresso” (come cantava Guccini ne “La locomotiva”), ha perso il suo prestigio di mezzo più veloce per acquistare un nuovo fascino: nel mondo frenetico e connesso di oggi, i treni sono un modo romantico di viaggiare. E, in alcuni paesi, l’unico. Lo sa bene Marco Carlone, videoreporter e fotografo, innamorato con la stessa intensità tanto dei treni quanto dei paesi a est di Trieste. Due passioni che, in Binario est, diventano un diario/reportage/racconto di viaggio dall’Albania all’Ucraina passando per Bosnia, Croazia, Moldavia, Bulgaria e Romania. Lui stesso, nel “lungo prologo, per niente balcanico” al libro, scrive: “Chi ha inventato il treno l’ha fatto per permettere a qualche scrittore in difficoltà di trovare idee per i suoi racconti. Io non sono uno scrittore, ma su di me i treni hanno un fascino incontestabile, incomparabile, immarcescibile. Ho cominciato da piccolo, come capita a migliaia di bambini, con il nonno che mi portava a veder passare i treni alla stazione di Alpignano, per farmi stare bravo. Solo che poi non ho più smesso, la passione non si è sbiadita neanche dopo l’ingresso in terza elementare o la Play Station. Ho perseverato con la rotaia, ho iniziato pian piano a inseguire i convogli più rumorosi e scalcinati, i rottami più puzzolenti e arrugginiti, i binari più sperduti e le storie degli uomini e delle donne che li percorrono con ostinazione. Poi un giorno, sulla mia personalissima mappa, sono comparsi i paesi dei Balcani. Tanti, intricati, bellissimi, colorati e complessi. Figurati cosa potevano essere le ferrovie dei Balcani e le loro storie” (p. 12). 

 
Leggere questo libro significa mettersi in viaggio con lui per scoprire, a poche ore d’aereo dall’Italia, linee ferroviarie uscite dal passato. In Albania, per esempio, le galline corrono più veloci dei vecchi locomotori comprati dall’Italia, mentre in Bosnia le locomotive a vapore trasportano carbone; in Bulgaria, invece, solo la tenacia di un giovane ha mantenuto una delle linee meno economicamente sostenibili ma più utili del paese. Senza dimenticare le cicatrici del passato: la linea da Rijeka a Zagabria aveva fino a pochi anni due diversi sistemi di alimentazione elettrica, quello italiano degli anni Venti e quello jugoslavo. Mentre, muovendosi tra Republika Srpska e Federacija Bosne i Hercegovine, il nazionalismo si mostra in un ridicolo pavoneggiarsi nelle diverse livree delle locomotrici. (Iuri Moscardi) 

  

Binario est 
Marco Carlone
Bottega errante, 176 pp., 15 euro€

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