una fogliata di libri

Verso il paradiso

Andrea Frateff-Gianni

La recensione del libro di Hanya Yanagihara, Feltrinelli, 768 pp., 22 euro

Verso il paradiso di Hanya Yanagihara è probabilmente, insieme ad Annientare di Michel Houellebecq, il libro evento del 2022. Yanagihara è famosa nel mondo per il clamoroso successo del suo secondo romanzo, intitolato Una vita come tante, una storia che inizia come il racconto di un’amicizia di quattro ragazzi a New York e poi si rivela essere la straziante cronaca di un’esistenza, lacerata dal dolore, di un tizio cresciuto da pedofili in un monastero, che successivamente viene molestato in orfanotrofio, fatto prostituire nei motel e, dopo ancora, nuovamente rapito, torturato  e violentato, finché non decide, alla fine, di suicidarsi. Detta così non sembrerebbe granché, ma il culto cresciuto intorno a questo romanzo è tale che negli ultimi anni un esempio di isteria collettiva simile, suscitato da un libro, non s’è visto. Questo spiega, in parte, l’attesa spasmodica nei riguardi di Verso il paradiso, volume altrettanto magniloquente, raccontato in tre parti, attraverso tre periodi di tempo diversi, il cui fil rouge è una lussuosa residenza in Washington Square a New York. E in effetti il romanzo parte bene, raccontando i tormenti di David Bingham, rampollo newyorchese di una facoltosa dinastia, le cui risorse sono per il giovane sia una fortezza che una prigione. Il tutto è ambientato in una versione alternativa degli Stati Uniti d’America – ribattezzati “Stati Liberi” – nel 1893, in un tempo dove, nonostante le rigide differenze di classe sembrino quasi insormontabili, il matrimonio tra persone dello stesso sesso non è solo legale ma addirittura molto comune. Un racconto che potrebbe essere considerato già un romanzo a sé e che funziona perfettamente dalla prima all’ultima pagina. E’ però nella seconda e soprattutto nella terza parte che Yanagihara sembra perdersi, scegliendo di collocare il proseguo della sua narrazione prima nel 1993 in un mondo, sconvolto dall’Aids, molto simile al nostro e poi, facendo un balzo fino al 2093, immaginando una realtà distopica e sciagurata, dove la terra e  la società sono completamente devastate da pandemie e catastrofi climatiche. Un libro-manifesto, all’interno del quale i temi cari alla Yanagihara si susseguono uno dopo l’altro senza esclusione di colpi, che offre al lettore un ritratto di un’umanità sconcertata, assediata, inadeguata alla vita che suona però contemporaneamente come un fragoroso, oscuro e lancinante inno alla libertà. Un lavoro sicuramente ambizioso che pare, però, riuscito solamente a metà.  

 

Verso il paradiso

Hanya Yanagihara
Feltrinelli, 768 pp., 22 euro

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