una fogliata di libri

I draghi, il gigante, le donne


Federica Bassignana

La recensione del libro di Wayétu Moore, edizioni e/o, 288 pp., 18 euro

Liberia, 1989. Tutu ha 5 anni e vede il mondo con l’ingenuità e la meraviglia del suo sguardo: ama la sua famiglia, la sua terra e aspetta la pioggia per poter ascoltare la sua mamma cantare, perché solo quando piove si possono sentire le voci delle persone lontane. Ma durante la stagione delle piogge scoppia la guerra civile: tutto quel mondo fatto di ineguagliabile dolcezza si frantuma e si devono trovare parole altre per rivelare quanto stava accadendo. E quale narrazione può assumere un simile orrore se non quello di una favola per essere raccontato a una bambina? Così, la fantasia si fa strumento per decifrare il mondo, misurarlo e capirlo, forse, anche meglio degli adulti: il presidente Samuel Doe è un drago in una foresta maledetta, i ribelli che avanzano sono draghi più piccoli, gli spari dei fucili diventano tamburi che suonano a ritmo di danza, i cadaveri per le strade sono persone che dormono, il papà è il gigante buono che si erge in tutta la sua dolcezza  davanti alle difficoltà e le donne sono eroiche combattenti.
 Ne I draghi, il gigante, le donne il confine tra realtà e strategie che si mettono in atto per accettarla diventa sfumato e quanto mai delicato nella sua fragilità: se è vero, come scriveva Gilbert Keith Chesterton, che le favole non insegnano ai bambini che i draghi esistono – perché loro lo sanno già – ma insegnano che possono essere sconfitti, questa storia ne è la conferma. La famiglia Moore fugge in America pagando caro il prezzo del distacco, dell’adattamento e della difesa della propria identità, e per Tutu, voce narrante che cresce abitando il racconto, è difficile tracciare i contorni di nuove radici in quell’altrove troppo lontano. Così, l’integrazione in Texas si rivela un’esperienza più traumatica della guerra e la resistenza ai pregiudizi pervasivi e violenti è un’azione quotidiana: “Se i draghi della mia infanzia avevano voluto farmi credere che non avessi una casa, un paese, un posto nel mondo, i mostri nella mia nuova casa confermavano e assentivano”.
 Wayétu Moore raccoglie in un memoir intenso e toccante i tasselli dei ricordi suoi e della sua famiglia e compone il mosaico di una storia di migrazione, quanto mai attuale e dai tratti universali, disgregando false convinzioni e mostrando gli aspetti più intimi, profondi e complessi che lo sradicamento e la riconciliazione con le proprie origini comportano.

 

Geoffrey Parker
L’imperatore. Vita di Carlo V
Hoepli, 768 pp., 34,90 euro

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