Una Fogliata di libri

Le luci della terra

Gaia Montanaro

La recensione del libro di Gina Berriault. Mattioli 1885, 128 pp., 14 euro

I giorni dell’abbandono. Ilona li attraversa tutti, fuori e dentro di sé. Li abita e con precisione chirurgica e dolente li restituisce. Abbandono dell’amato Martin, scrittore ai margini della comunità letteraria di San Francisco che – improvvisamente baciato dal successo – decide di lasciarla. Abbandono del fratello Albert, allontanatosi da lei molti anni prima e poi ricomparso brevemente per scomparire di nuovo. Abbandono della figlia che si trasferisce all’estero. Soprattutto abbandono di sé stessa, di un certo modo di concepirsi e guardare il mondo. Ilona fa i conti con una solitudine esistenziale e profonda, in qualche modo nuova rispetto a quella che l’aveva sempre accompagnata. “Non aveva paura della solitudine, l’aveva affrontata tante volte e spesso la desiderava, ma allo stesso tempo si chiedeva che cosa ci fosse da temere nella solitudine che non ci fosse stato anche prima”. Una solitudine in cui si ripresentano i volti del suo passato che non riesce a lasciar andare, le paure, le ossessioni, il dolore della perdita, dell’incertezza a cui espone l’amore. A cui espone l’amare.

“Non avrebbe mai detto a quell’uomo le cose che sapeva degli amanti, e una di quelle era che l’amore non è mai sicuro anche se dietro l’incertezza dell’amore c’è la certezza della complicità”. Si intravvede un solo modo per andare avanti: facendo pace con quello che è stato, custodendolo nella memoria. Lasciandolo andare. “La vera generosità verso il futuro consiste nel donare tutto al presente”, scrive Camus. E questo esercizio del quotidiano diventa per Ilona una dimensione ogni giorno più famigliare, un tentativo di dare spazio, di sopravvivere a un dolore grande con la sola arma della pazienza e del tempo. “La stava forse invitando alla cautela, dicendole di aspettare che il tempo ristabilisse l’equilibrio, che il ricordo dell’amore bastasse a calmarla e redimerla? Doveva solo aspettare e aspettare ancora”. 

 

Gina Berriault fa compiere un viaggio profondo e millimetrico nell’animo della sua protagonista, di cui si conoscono pensieri, stati d’animo e non detti che si fanno largo in una storia essenziale, minima. Con poesia, lirismo e una scrittura immaginifica scava nell’interiorità dei suoi personaggi, fino a farne intravvedere le luci. Le luci della terra, quegli incontri che permettono di uscire dall’oscurità in cui si è piombati. Quelle luci che si possono vedere solo al buio, essenziali per superare ciò che rimane imprigionato nel perimetro della propria mente. Per tornare alla vita.

Le luci della terra
Gina Berriault.
Mattioli 1885, 128 pp., 14 euro

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