Michelangelo. L'uomo e l'artista fuori dai cliché

Roberto Persico

La recensione del libro di María Ángeles Vitoria, Ares, 248 pp. 18 eur

Si sa, le culture vincenti hanno sempre cercato di fare in qualche modo dei grandi del passato gli antesignani delle proprie istanze. In particolare, la modernità ha mal tollerato l’appartenenza di giganti della cultura – come Dante o Manzoni, per fare solo due nomi – alla tradizione della Chiesa cattolica e ha cercato di appropriarsene sottolineando unilateralmente l’uno o l’altro aspetto della loro opera. Sorte non diversa è toccata a Michelangelo, da lunga pezza etichettato come criptoprotestante (è capitato all’estensore di queste righe di sentirsi dire da una serafica guida dei Musei Vaticani che “naturalmente” l’originalità della Sistina derivava dalla simpatia dell’autore per le idee luterane, che gli avevano permesso di “liberarsi” dalle rigidità dell’iconografia cattolica…) e in tempi più recenti indicato come omosessuale, per la passione e il realismo con cui ritraeva i corpi maschili. L’agile biografia dedicata all’artista da María Angeles Vitoria, docente di Filosofia della natura e della scienza presso la Pontificia Università della Santa Croce, mira esplicitamente a fare giustizia di siffatte letture, e a ricolloca-re, dati biografici e testi alla mano, la vita e l’opera di Michelangelo nell’alveo della sua profonda, convinta adesione alla fede cattolica.

 

Per quanto riguarda le simpatie filoprotestanti, Vitoria osserva che se certamente il circolo di Vittoria Colonna, di cui Michelangelo faceva parte, era fautore di un profondo rinnovamento della vita religiosa, attento anche alle suggestioni del mondo luterano, questo anelito si iscrive però nell’ambito della tensione a una “riforma cattolica” che invocava una rinascita morale ma non mette-va in discussione autorità e dogmi, come attestato fra l’altro dalla profonda devozione per la Madonna che emerge frequente negli scritti di Michelangelo.

 

La passione per i corpi umani, poi, lungi dall’essere la prova di una qualche pulsione omoerotica, “era dovuta a una concezione profondamente cristiana della materia e dell’unità corporeo-spirituale che caratterizza l’essere umano. Michelangelo vede nel corpo umano il veicolo privilegiato per conoscere il nostro mondo interiore”, tanto che la sua opera si è guadagnata l’ammirazione di un altro grande estimatore del corpo umano, Giovanni Paolo II: per l’uno come per l’altro, conclude l’autrice, “il corpo può essere considerato come ‘luogo teologico’, come posto scelto da Dio per manifestare il suo mistero divino e offrire così la salvezza dell’uomo”. 

 

Michelangelo. L’uomo e l’artista fuori dai cliché

María Ángeles Vitoria

Ares, 248 pp. 18 eur

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