Una fogliata di libri

Ei fu. La morte di Napoleone

Roberto Persico

La recensione del libro di Vittorio Criscuolo (il Mulino, 232 pp., 16 euro)

Pochi eventi sono rimasti scolpiti nella storia come la morte di Napoleone, immortalata dal fulmineo incipit del manzoniano Cinque maggio. Ma come sono andate veramente le cose? In questo agile saggio Vittorio Criscuolo, autorità indiscussa in materia di storia napoleonica, ripercorre gli ultimi tempi della vita dell’imperatore e le tappe della nascita del mito.

Il racconto prende le mosse dalla descrizione dell’isola di Sant’Elena, prosegue tracciando rapidi ritratti dei membri del piccolo seguito con cui Napoleone giunse all’isola, analizza brevemente i racconti che molti di loro hanno lasciato, mostrandone gli elementi attendibili e i tratti meno affidabili. Si concentra quindi sulla vita nell’isola e sulla morte dell’uomo, che ebbero, l’una e l’altra, caratteri tutt’altro che epici: un soggiorno noioso, stretto fra la monotonia della vita quotidiana e la memoria struggente del luminoso passato; una lenta agonia, segnata con tutta probabilità da una vecchia ulcera degenerata in tumore. Ma proprio la meschinità della fine gettava già le basi della gloria a venire. Come ebbe a scrivere Chateaubriand: “Un’altra causa della popolarità di Napoleone è legata all’afflizione dei suoi ultimi giorni. Dopo la sua morte, man mano che si conobbe meglio ciò che aveva sofferto a Sant’Elena, si cominciò a intenerirsi; si dimenticò la sua tirannia; la sua gloria ha approfittato della sua disgrazia”.

Quando la notizia della morte arriva in Europa, il continente sta attraversando un periodo di fermenti rivoluzionari. La stampa ufficiale, sotto il rigido controllo della censura, la commenta nei modi più sobri; ma “il vero profluvio di opuscoli, pamphlets, libelli, orazioni funebri, apparsi nei mesi successivi all’arrivo della notizia, dimostra in modo evidente quanto fossero vivi il ricordo e il rimpianto dell’età imperiale. Sovente anonimi, essi furono opera di letterati di secondo piano, di studenti, di veterani, e diedero voce ai sentimenti immediati, e talora ingenui, di antichi soldati, di vedove, di popolani”. In questi testi Napoleone diventa l’eroe che ha portato ovunque la fiamma della Rivoluzione, secondo l’immagine che lui stesso ha tracciato nel Memoriale di Las Cases, uno dei suoi compagni d’esilio, che diventerà la Bibbia del culto napoleonico: “Niente potrebbe ormai cancellare i grandi ideali della nostra rivoluzione; queste grandi verità saranno la fede, la religione, la morale di tutti i popoli; e quest’era memorabile si ricollegherà alla mia persona”.

 

Vittorio Criscuolo
Ei fu. La morte di Napoleone
il Mulino, 232 pp., 16 euro

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