una fogliata di libri

La storia prende il treno

Giorgia Mecca

La recensione del libro di Sophie Dubois-Collet, add, 246 pp., 16 euro

È un biglietto di sola andata verso il futuro, la modernità, le magnifiche sorti e progressive. Nel Diciannovesimo secolo, il treno è una promessa, trasporta i passeggeri da vecchio a nuovo mondo, promette di collegare le persone, paesi un tempo raggiungibili soltanto dopo giorni e giorni trainati da un cavallo. Tutti si innamorano di vagoni e ferrovie, aristocrazia e nuovi ricchi, la regina Vittoria e i comunissimi mortali, la principessa Sissi che saliva in carrozza sotto falso nome e Charles Dickens, che nel giugno del 1865, a bordo di un Parigi-Londra viene coinvolto in un incidente che provoca dieci morti e che lo segnerà a vita. “Benché si costringa a usare ancora il treno, viene colto da improvvise crisi di panico e gli capiterà di scendere nelle stazioni precedenti a quella cui è diretto, procedendo a piedi il percorso”. A quei tempi cinquanta chilometri orari sembravano la velocità della luce.  

 

È tutto raccontato nel libro La storia prende il treno scritto dalla giornalista francese Sophie Dubois-Collet con la traduzione di Enrico Pandiani. Il trasporto su rotaie ha cambiato il paesaggio urbano, la concezione di lontananza e di irraggiungibilità. Grazie a un’impressionante impresa ingegneristica viene costruita una stazione anche a Darjeeling, località situata a circa duemila metri di altitudine, per collegarla a Calcutta, distante oltre seicento chilometri. C’è il convoglio più famoso del mondo che collega Parigi e Costantinopoli in tre giorni, se tutto va bene e non ci sono bufere a intralciare il tragitto. L’Orient Express era soprannominato “il re dei treni e il treno dei re”, poiché ha trasportato tutte le teste coronate d’Europa tra i suoi vagoni, dal ristorante alla biblioteca-fumoir ai boudoir per signore. Secondo quanto si diceva all’epoca, per Papa Gregorio XVI quella ferrata era “la strada che portava all’inferno”, per Napoleone III era il modo migliore per incontrare il popolo. È stato il mezzo di trasporto di Hitler, che aveva un bagno completamente realizzato in marmo con rubinetti placcati in oro, e di Nikita Krusciov nel suo viaggio in Francia in visita al generale Charles De Gaulle, lo hanno preso rivoluzionari e dittatori, è servito alla Resistenza e alla Rivoluzione, i suoi vagoni sono stati ambientazione letteraria e cinematografica, grazie a Agatha Christie e Alfred Hitchcock. In Italia il viaggio è cominciato con la Napoli-Portici, 7 chilometri che si portavano dietro una promessa di velocità, efficienza, benessere alla portata di tutti. Come racconta questo libro, dal finestrino di un treno si può scoprire il Novecento, e le persone che lo hanno abitato.

 

La storia prende il treno
Sophie Dubois-Collet
add, 246 pp., 16 euro

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