Il bianco della luna. Antologia personale (1984-2019)

Massimiliano Mandorlo

La recensione del libro di Nino De Vita (Le Lettere, 240 pp., 17,50 euro)

Ilibbra stannu fermi / ma rintra hannu una vita / ch’i macina” (I libri stanno fermi / ma dentro hanno una vita / intensa), scrive Nino De Vita, straordinario cantore di quella Sicilia che ha nella contrada di Cutusìo il suo microscopico mondo fatto teatro. Ora l’autoantologia Il bianco della luna offre la possibilità di attraversare un’intera vita di poesia, da Fosse Chiti (1984) a Tiatru (2019). Franco Loi aveva parlato, per De Vita, di “storie di piccole cose e duri patimenti”. Basta sfogliare le prime poesie in italiano di Fosse Chiti per accorgersi di questa umile contemplazione del mondo naturale: “La foglia viva ha un succo verde dentro, / nervi, / cellule rigonfie d’umore. / Respira dagli stomi / si difende / coi peli dalla polvere che il vento / solleva dalla terra”. Ma la terra di Cutusìo è battuta dal sole e al suo dolore partecipa il destino degli uomini: “Comu l’òmini ʼi cosi / pinìanu; e s’avìssiru / ʼa palora ʼi sintìssimu / angusciari, vuciari, / viremma, ʼunn’u sapemu, / priari” (Come gli uomini le cose / soffrono; e se avessero / la parola le sentiremmo / piangere, gridare, / pure, forse, / pregare). Tra le figure sofferenti che interrogano il poeta c’è Martino, il bambino dagli occhi “astutati” che scopre pirandellianamente il “bianco della luna”, il vecchio ziʼ’ Biagio con le sue storie di santi e arance o il povero cieco che si aggira minaccioso per i bagli vendendo santini: “Era patutu, / sircòviu, strazzariatu” (era sofferente, / magro, con il vestito lacero). Le storie di De Vita nel dialetto di Marsala hanno l’antica forza dei poemi orali. Sono le storie ascoltate a far crescere l’uomo, a trasformare il quotidiano in universale: “’A vita nna st’agnuni, / chiddu ch’avia assistutu, / i cùntura, m’avìanu / fattu capacitusu” (La vita in questo angolo di terra, / quello che avevo visto, / quanto avevo ascoltato, mi avevano / come reso maturo, accorto). Un eremita seduto sul molo racconta al poeta-ragazzo una meravigliosa storia su Dio, lasciandolo però libero di avventurarsi a cercare una risposta al grande “rovello” che lo tormenta. E’ l’inizio di una nuova storia: “Cci poi spiari puru / a quarcunu” mi fici / vuci “un parrinu, un vecchiu, / o rari nguestu nne / libbra. Pi mmia cci voli / unu chi mi fa scenti, / chi m’allibbetta ri / sta lìsina” (“Puoi domandare pure / a qualcuno” fece, alzando / la voce “un prete, un vecchio, / o cercare dentro i / libri. Per me ci vuole / uno che mi faccia capire, / mi liberi da questo / rovello”).

 

Nino De Vita
Il bianco della luna. Antologia personale (1984-2019)
Le Lettere, 240 pp., 17,50 euro

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