Una fogliata di libri

Perché l'uomo continua a credere

Maurizio Schoepflin

La recensione del libro di Dario Antiseri (Morcelliana, 84 pp., 10 euro)

In quest’epoca di secolarizzazione  che caratterizza in particolare il mondo occidentale si è incerti se giudicare più sorprendente l’eclissi della religione o, al contrario, il suo permanere. L’ateismo, soprattutto quello pratico, quello di chi vive etsi Deus non daretur (come se Dio non ci fosse), sembra ormai aver preso il sopravvento. Anche la cultura appare dominata da concezioni areligiose se non proprio irreligiose o antireligiose. Eppure, nonostante tutto questo, un numero significativo di persone continua a credere. Anche tra gli intellettuali. Anche nell’occidente scristianizzato. Perché si verifica un fenomeno di tal genere? Per rispondere a questa domanda Dario Antiseri, uno dei maggiori e più noti pensatori italiani contemporanei, ha scritto un volumetto tanto breve quanto succoso, che fin dal titolo rovescia la domanda di cui sopra, depennando il punto interrogativo e facendo subito comprendere al lettore che egli nutre due fondamentali certezze: la prima riguarda l’esistenza di un significativo numero di credenti, la qual cosa dimostra, dunque, che la fede non è scomparsa; la seconda concerne la solidità dei motivi che spingono ancora molti uomini a professare un credo religioso, in particolare quello cristiano, che è poi il centro intorno al quale ruotano le riflessioni di Antiseri. Per introdurre immediatamente il lettore all’interno del perimetro delle sue acute riflessioni, l’Autore cita Norberto Bobbio, l’intellettuale non credente scomparso nel 2004, il quale sostenne quanto segue: “Proprio perché le grandi risposte non sono alla portata della nostra mente, l’uomo rimane un essere religioso, nonostante tutti i processi di demitizzazione, di secolarizzazione, tutte le affermazioni della morte di Dio che caratterizzano l’età moderna e ancor più quella contemporanea… Non è sufficiente dire: la religione c’è, ma non dovrebbe esserci. C’è. Perché c’è? Perché la scienza dà risposte parziali e la filosofia pone solo delle domande senza dare le risposte”. Inquadrato il problema in questi termini, Antiseri procede nel suo percorso, lungo il quale propone alcune originali riflessioni, tra le quali spicca quella relativa all’assoluta incapacità della scienza di mettere in crisi le credenze religiose, cosa che, invece, viene asserita da più parti: non casualmente, il nostro autore non ha mai nascosto la propria simpatia per Galileo, che scrisse che la scienza ci dice “come vadia il cielo”, mentre la fede ci insegna “come si vadia al cielo”. Accanto al grande scienziato e filosofo pisano, lungo le pagine del libro, Antiseri fa intervenire altri autori con i quali si sente in particolare sintonia: Pascal, Kierkegaard, Florenskij, Wittgenstein, Pareyson e Kant. Proprio a quest’ultimo è dedicata un’interessante appendice. In essa, viene ricordata la figura del monaco benedettino Matern Reuss (1751-1798) che, lungi dal considerare il kantismo ostile alla religione, ritenne che sulla base di esso si potesse addirittura costruire un’apologetica cattolica.   

 

Dario Antiseri
Perché l’uomo continua a credere
Morcelliana, 84 pp., 10 euro
 

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