Un'educazione emotiva

La recensione del libro di Alain De Botton con la School of Life, Guanda, 361 pp., 20 euro

Giuseppe Fantasia

Quanto sarebbe bello avere Alain De Botton come “grillo parlante”, uno che quando meno te lo aspetti compare dandoti consigli di vita, risolvendoti problemi sentimentali e lavorativi, persino sessuali e caratteriali, condendo il tutto con la giusta profondità senza però mai dimenticare una necessaria spontaneità e leggerezza. Al suo posto ci pensano i suoi libri, autentiche guide per la mente e l’anima che scrive dagli anni Novanta quando, giovanissimo, si fece conoscere con Esercizi d’amore – pubblicato in Italia da Guanda come tutti gli altri –, un testo in cui si confrontava con il processo dell’inizio e della fine del sentimento amoroso, mischiando elementi di finzione con riflessioni e analisi filosofiche.

 

Da allora, con quei suoi bestseller, ci ha ricordato quanto sia importante essere amati, quanto sia importante viaggiare o leggere Proust e quanto conti e consoli nella vita la filosofia, quanto essa può cambiarla. Continua a farlo anche in questo suo nuovo libro, Un’educazione emotiva, un manuale per capire noi stessi tradotto da Riccardo Cammalleri e scritto con la School of Life, un collettivo di psicologi, filosofi e scrittori da lui fondato che si preoccupa del benessere degli individui e, appunto, dell’educazione emotiva che pensiamo sia un qualcosa di non riproducibile né dimostrabile e che non si possa insegnare. Per questo, fa notare, “siamo costretti a trovare da soli la via per decifrare le nostre menti assurdamente complesse”.

 

Presi singolarmente, spiega il filosofo-scrittore svizzero, “non siamo più intelligenti di un airone o di una talpa”, ma la nostra specie “ha il vantaggio di incamerare le competenze e trasmetterle da una generazione all’altra” e ciò che ci distingue è come selezioniamo gli argomenti fondamentali per la nostra istruzione. Ci preoccupiamo, ad esempio, delle competenze matematiche delle future generazioni, ma non ci chiediamo se saranno gentili o preparate a sostenere le difficoltà quotidiane; studiamo placche tettoniche, ma non dedichiamo mai tempo a comprendere e ad affrontare la vergogna e la rabbia come fa, invece, la persona emotivamente intelligente che nutre speranze, mostra gratitudine senza farsi travolgere dalla natura tragica dell’esistenza ed è consapevole che l’amore è un’abilità (e non un sentimento) che comporta fiducia, vulnerabilità, generosità, senso dell’umorismo, affinità sessuale e, talvolta, persino rassegnazione.

 

Quelli del “grillo” De Botton, assicura lui, sono consigli utili per superare fallimenti, vivere serenamente l’amore, eccellere nel lavoro, eliminare l’ossessione del denaro e dell’affermazione sociale. Funzioneranno? Chissà. Intanto, come precisa più volte, “viva la bellezza e viva un po’ di sana follia” che non è una speciale malattia mentale, ma rappresenta la via più evoluta da percorrere per un essere umano maturo. 

 

UN'EDUCAZIONE EMOTIVA
Alain De Botton con la School of Life 
Guanda, 361 pp., 20 euro

 

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