Storia dell'Adriatico. Un mare e la sua civiltà

Giuseppe Perconte Licatese

Recensione del libro di Egidio Ivetic edito da il Mulino (434 pp., 32 euro)

Sintesi di molte fonti e letterature accademiche, ma ispirato dalla lunga consuetudine con questo mare e le sue coste dell’autore, già marinaio di leva sul Galeb (la nave di rappresentanza di Tito), questo libro restituisce il senso di unitarietà dell’Adriatico, mare “dell’intimità” all’interno del Mediterraneo e “spazio di contemplazione” in cui si sono stratificati i sedimenti di molteplici esperienze e culture. La storia di Egidio Ivetic parte dalla preistoria dell’area adriatica e dal passato greco, romano-illirico e bizantino e dedica attenzione particolare a ogni città e formazione del policentrico mondo adriatico, ma trova nella vicenda di Venezia un momento centrale. Fino al 1797 la repubblica esercita un’egemonia che aveva il proprio diritto e la propria lingua franca, e rappresenta il principale antagonista dell’islam. L’Adriatico viene economicamente e culturalmente integrato dalla presenza di una potenza che oggi gli storici interpretano con le categorie di un commonwealth e che, a livello mitico, si trasfigurava nel rito dello sposalizio del mare.

L’Ottocento segna l’ingresso nella modernità dei piroscafi a vapore, dei fari e delle grandi compagnie assicurative, mentre la politica asburgica integra l’Adriatico nei traffici globali; ma gli stati rivieraschi, ognuno in nome del proprio ideale nazionale, cominciano a vedere in esso un mare nostrum e si preparano le reciproche violenze culminate, attraverso due guerre mondiali, nell’esodo dei fiumani e degli istriani, ferita con cui “si era spaccata, forse per sempre, una specie di fiducia reciproca, una convivenza antica”. Negli anni della Guerra fredda invece l’Adriatico è un luogo di relativa distensione, dove anche il socialismo reale jugoslavo è politicamente più mite ed economicamente più affluente e solo l’Albania rappresenta un mondo distopico, radicalmente diverso rispetto al litorale italiano del boom economico. Nei Balcani, tuttavia, la fine della storia arriva – se mai è arrivata – non nel 1989 ma almeno un decennio più tardi, a causa della guerra e dell’intervento della Nato.

L’opera di Ivetic rende infine conto degli ultimi passaggi politici che hanno fatto dell’Adriatico un’unità strategica entro l’alleanza atlantica e un’euro-regione dal punto di vista amministrativo. Ed è proprio nel quadro sovranazionale europeo che l’Adriatico potrebbe ripensare e praticare una sua unità, svincolandosi dalle sovranità degli stati. Ma ben più che a una pianificazione dello sviluppo, gli abitanti dell’Adriatico devono tendere, questa la speranza di Ivetic, a far emergere dal proprio passato e ad affermare nel presente una cultura adriatica, plurilingue e transnazionale. Un obiettivo arduo e forse romantico, di intellettuali più che di amministratori, ma “vale comunque lo sforzo dell’immaginarlo”, perché “una cultura adriatica rimane l’unica vera alternativa allo status di periferia, di confine e margine che i contesti rivieraschi vivono da troppo tempo in riferimento alle proprie culture nazionali”. 

 

Storia dell'Adriatico. Un mare e la sua civiltà
Egidio Ivetic
il Mulino, 434 pp., 32 euro

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