Oltre i confini del mondo

Roberto Persico

La recensione del libro di Laurence Bergreen (HarperCollins, 656 pp., 24 euro)

Nei manuali di storia, viene di solito liquidato in quattro righe: fra il 1519 e il 1521, una flotta fece per la prima volta il giro del mondo. Delle cinque navi partite, una sola fece ritorno a Siviglia. L’ammiraglio, Ferdinando Magellano, venne ucciso in uno scontro con gli abitanti di un’isola dell’arcipelago delle Filippine. Punto.

 

In realtà, si tratta di una delle avventure più straordinarie della storia umana. Fin dalla sua concezione: che la Terra era rotonda, lo sapevano tutti; ma quanto era grande? E l’America dove finiva? C’era davvero quel canale che le mappe riportavano, con buona dose di immaginazione, e che avrebbe permesso di attraversare il “Mondo Nuovo” e di arrivare in Cina – che sempre quelle mappe un po’ fantasiose disegnavano appena al di là, a poche settimane di navigazione? E se si fosse dovuti andare molto a sud, non si sarebbe finiti per cadere giù dagli estremi confini del mondo? Tante erano le incognite, che i banditori mandati da Magellano per arruolare l’equipaggio faticarono non poco a trovare gli uomini disposti a rischiare in un’impresa tanto temeraria. Il viaggio poi doveva mettere alla prova anche le tempre più robuste. Continue burrasche e il timore di finire sugli scogli di coste sconosciute rallentarono la navigazione, e all’arrivo dell’inverno australe il sospirato passaggio non si vedeva ancora: per sei mesi gli uomini di Magellano attesero il bel tempo accampati in una baia gelida, mangiando pinguini e leoni marini. Intanto l’ammiraglio stroncava implacabile un tentativo di ammutinamento: condanne a morte, torture, e gli ultimi due ribelli abbandonati al loro destino su un’isola deserta. Poi, la rischiosa navigazione tra gli anfratti dello stretto che da Magellano prenderà il nome, i novantotto giorni nel nulla, sull’immensa distesa ignota del Pacifico, in lotta con lo scorbuto e con la fame – le provviste devastate da vermi e topi, i marinai che arrivano a mangiare il cuoio che riveste gli alberi della nave. Poi ancora i difficilissimi incontri con genti ignote, fra ospitalità e scontri, stentati dialoghi e clamorose incomprensioni, fino al contrasto che porterà alla morte dell’ammiraglio in una evitabilissima battaglia. Infine, l’approdo alle sospirate Isole delle Spezie e il carico dei preziosissimi chiodi di garofano: al ritorno in Spagna, il ricavato della vendita del carico dell’unica nave superstite basta per dare a finanziatori della spedizione un guadagno notevole.

 

Tutto questo e molto altro – dalla quotidiana vita a bordo delle navi alle tresche economiche e politiche intorno alla spedizione, dall’economia delle spezie alla descrizione dei paesaggi e delle popolazioni che la spedizione incontra, e così via – è raccontato da Laurence Bergreen – saggista e giornalista, collaboratore tra l’altro di Nyt e Wsj, alle spalle svariate biografie di successo – con piglio diretto e vivace, e rende a un’impresa eccezionale tutto il suo fascino.

 


 

Oltre i confini del mondo
Laurence Bergreen
HarperCollins, 656 pp., 24 euro

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