La Quinta Stagione

Edoardo Rialti

N. K. Jemisin
Mondador, 490 pp., 15 euro

Mondo, non sono circoscritto in me”. Questa intuizione di Luzi sull’indefinibile frontiera tra l’io e il cosmo è sempre stata espressa nei diversi linguaggi artistici, sebbene a esplorarla, spesso in anticipo su altri generi, sia stata particolarmente la narrativa fantastica, attraverso lo specchio d’una prospettiva inusuale, che ci restituisce quanto abbiamo davanti agli occhi. Tolkien lo definì l’incantesimo degli aggettivi, laddove la mera possibilità di immaginare un sole verde ci riconsegna tanto l’astro che il colore con intensità rinnovata. Dunque sono state molte le voci del fantastico che hanno raccontato i legami tra vita cosciente e ambiente, basti pensare a Ursula Le Guin, che faceva addirittura mutare sesso agli abitanti di Gethen, o al mondo del Trono di Spade di G. R. R. Martin, con le sue stagioni che possono durare anni, e il cupo leitmotiv “l’Inverno sta arrivando”. Su tutto ciò si innesta il nuovo, suggestivo di N. K. Jemisin, che è stato accolto da un tripudio di riconoscimenti e ha fatto della costruzione di mondi anche uno spazio immaginativo di contestazione politica e sociale. Significativamente il fulcro stavolta sono dei terremoti devastanti e una particolare stirpe dai poteri straordinari, che proprio per questo viene oppressa, mutilata, controllata. La vicenda segue alcuni protagonisti diversi – che tuttavia potrebbero semplicemente essere la stessa persona in momenti diversi d’una medesima esistenza – attraverso alcuni topoi come il viaggio, la ricerca d’un bene scomparso, la scuola d’iniziazione. Non si può parlare di sfondo per un’ambientazione che riprende antiche concezioni (come quella sumera, o delle saghe norrene) e ci presenta il mondo come un vasto corpo senziente, “come un vecchio che giace irrequieto nel letto, si solleva e sospira, si contrae, scorreggia, sbadiglia e deglutisce”. Un universo di paesaggi e società stratificato e complesso, percorso da obelischi misteriosi, i cui conflitti e persecuzioni riecheggiano e variano le nostre stesse sfide su politica, famiglia, educazione. Una narrazione che comprende anche una suggestiva varietà di stili, dalle citazioni di testi sapienziali che ammoniscono come I Ching a una potente seconda persona singolare, che, attraverso lo schermo del personaggio cui si rivolge, coinvolge direttamente il lettore: “Passa un tempo di felicità nella tua vita che non ti descriverò. Non è importante. Forse pensi che sia sbagliato che mi soffermi così tanto sugli orrori, ma è il dolore a formarci, dopo tutto. Siamo creature nate da calore e pressione e incessante attrito. Essere Immoti significa… non essere vivi”.

Il primo volume d’una trilogia percorsa dalla domanda se valga la pena conservare un mondo inestricabilmente corrotto dall’ottusità di chi si erge a suo unico dominatore: “A chi manca qualcosa che non ha mai e poi mai nemmeno immaginato? Non è nella natura umana. Che fortuna, dunque, che al mondo ci siano persone che non appartengono alla specie umana”.

 

La Quinta Stagione 
N. K. Jemisin
Mondador, 490 pp., 15 euro

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