recensioni foglianti

La giusta parte

Piero Vietti

La recensione del libro di Alessandro Bonan, La nave di Teseo, 140 pp., 15 euro

"Un qualsiasi tiro verso la porta difesa da Griffanti sarebbe sufficiente a rendermi immortale: basta che questo tiro raggiunga l’obiettivo della rete. Che ci vuole?”. Che cosa passa nella mente di un attaccante prima di tirare un calcio di rigore decisivo? A cosa pensa il portiere davanti a lui? Bonan – giornalista sportivo e conduttore di Sky Sport – ce lo racconta in 140 pagine divertenti e ben scritte, facendo parlare i due protagonisti e ricordando, a noi che il calcio lo guardiamo soltanto in tv o allo stadio, che dietro ai due atleti che ci tengono con il fiato trattenuto ci sono storie che non sapremo mai. E’ l’ultimo minuto dell’ultima partita della stagione, in campo si sfidano due “piccole”: con il pareggio si salva la squadra del portiere protagonista del romanzo, Griffanti, mentre quella dell’attaccante, Pietro Giacomelli detto il Pesse, deve per forza vincere se non vuole retrocedere. La storia del calcio è fatta dai campioni, ma senza i mediocri non potrebbe esistere. Bonan non racconta il tiro dal dischetto della finale di Champions League, né il momento che decide lo scudetto: sceglie la provincia, e due giocatori a fine carriera, per rendere meglio il dramma a cui un errore o un gol possono dar vita su un campo da calcio. Sicuro di sé, cinico, sbruffone, donnaiolo, scommettitore ed ex quasi campione, il Pesse è l’opposto dell’introverso e buono Griffanti, giunto al tramonto di una carriera che non lascerà il segno e con una ferita dentro che lo ha cambiato. L’attaccante ha giocato a buoni livelli, vinto e segnato abbastanza (si è pure permesso di rifiutare la Juventus, dice, e ha giocato nel Torino). E’ tornato nella squadra che lo ha lanciato, e sa che realizzare quel rigore lo farebbe diventare immortale. Griffanti non è mai stato veramente decisivo in vita sua, una parata cambierebbe il senso di tutta la sua storia. Dimenticate Soriano, è questo il rigore più lungo del mondo: 140 pagine che durano in realtà pochi minuti, dal fischio dell’arbitro all’impatto del piede del Pesse sul pallone (Griffanti parerà? Non ve lo diciamo). La giusta parte non è soltanto quella verso cui calciare o tuffarsi, ma quella – se esiste – in cui stare nella vita. Così opposti e diversi, il Pesse e Griffanti hanno in realtà molto in comune. A svelarcelo sono i loro pensieri, che si srotolano negli eterni secondi prima del fischio dell’arbitro, di fronte al pallone. I loro e quelli di alcuni personaggi secondari ma decisivi che assistono alla partita. Bonan conosce bene il calcio, e tratteggia tic, vizi e virtù di un mondo a noi spesso inaccessibile: le liti nello spogliatoio, le amicizie con gli arbitri, gli improbabili “amici” dei calciatori, le pressioni della società. I due protagonisti non sono solo quello che appaiono, quello che tifosi, giornalisti, compagni di squadra e allenatori pensano e sanno di loro. Entrambi portano segreti, dolori, ambiguità che di fronte alla ferocia fredda di un calcio di rigore vengono messi a nudo. “Adesso facciamo il nostro dovere”, dice il Pesse a Griffanti poco prima di calciare. E quando il pallone parte, noi, che leggendo la loro attesa abbiamo imparato a conoscerli fin da quando erano bambini, non sappiamo più per chi tifare. 

 

LA GIUSTA PARTE
Alessandro Bonan
La nave di Teseo, 140 pp., 15 euro

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  • Piero Vietti
  • Torinese, è al Foglio dal 2007. Prima di inventarsi e curare l’inserto settimanale sportivo ha scritto (e ancora scrive) un po’ di tutto e ha seguito lo sviluppo digitale del giornale. Parafrasando José Mourinho, pensa che chi sa solo di sport non sa niente di sport. Sposato, ha tre figli. Non ha scritto nemmeno un libro.