recensioni foglianti

Storie del pavimento

Rinaldo Censi

Gherardo Bortolotti, Tic Edizioni, 50 pp., 8 euro

Forse qualche lettore ricorderà un film in bianco e nero realizzato a Hollywood da Jack Arnold nel 1957, “Radiazioni BX: distruzione uomo”. Preferiamo ricordarlo con il suo titolo originale: “The Incredible Shrinking man”. Richard Matheson, l’autore del romanzo (The Shrinking Man), si occupò anche della riduzione cinematografica. Il termine “riduzione” ci giunge in soccorso, dato che il film narra la storia di un uomo colpito da una perturbazione radioattiva simile a una sottile coltre di nebbia. Transita quieta lasciandogli sul corpo atomi brillanti.

  
Sei mesi dopo inizia a rimpicciolire. Qualcosa non quadra: le camicie gli stanno larghe, i pantaloni pure. Tutto il film è un’inarrestabile discesa di scala. Gli oggetti appaiono sproporzionati, giganteschi: una poltrona, l’intero appartamento. La sua mutazione è inarrestabile. Sparirà, atomo tra gli atomi, nello spazio infinito dell’universo. E’ a questo film angosciante, straordinario, che ho pensato mentre leggevo le pagine del piccolo libro scritto da Gherardo Bortolotti, Storie del pavimento. Pubblicato dalla piccola Tic Edizioni, il libro inaugura la seconda serie della collana ChapBooks. Ne sono state stampate cinquecento copie (la nostra è la numero novanta, come la paura).

   
L’implacabile dismisura, i salti di scala che rendono indimenticabile il film di Jack Arnold, sono gli elementi generativi di questa sorta di diario fiabesco, dove qualcuno, per quarantadue giorni, annota i fatti avvenuti all’interno di uno spazio domestico dove le cose, i mobili, le stanze, i pavimenti, i battiscopa si trasformano in qualcosa di simile al paesaggio di un pianeta sconosciuto. Vediamo ad altezza di pavimento, come i bimbi. Ma ancora non ci siamo. Le dimensioni da cui le cose vengono osservate ci fanno sentire ancora più minuscoli dei Lillipuziani di Swift. E accompagniamo, gattonando, Paolino tra i Grandi, le Macchine, l’Omino, gli Anteriori in questa spedizione verso l’interno, una specie di anabasi dell’infanzia, quella condizione dell’anima in cui ogni cosa appare sproporzionata e resta sempre un margine tra le parole e le cose.

  
Quarantadue giorni. Quarantadue capitoli. Minuscoli. Eppure, altro che minimalismo! Basta un semplice termine quasi fuori posto, lacunoso, per mettere tutto in disequilibrio, e far diventare la pagina una galassia, tra salti temporali e movimenti pulviscolari, browniani. I riferimenti? Due sono le “spie” che troviamo tra le righe. Su uno scaffale, dove passeggiamo microscopici, campeggiano le Città invisibili di Calvino e Viaggio intorno alla mia camera di Xavier de Maistre. Ma potremmo aggiungere Ballard o Raymond Roussel, per la composizione, la meccanica immaginaria.
Storie del pavimento annota fatti avvenuti tra il 17 febbraio e il 30 marzo del 1790. In esergo campeggia la frase di De Maistre: “Ho iniziato e compiuto un viaggio di quarantadue giorni attorno alla mia camera”. Un viaggio fantastico.

  

STORIE DEL PAVIMENTO
Gherardo Bortolotti
Tic Edizioni, 50 pp., 8 euro

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